Sant’ Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa

Nasce nel 1696 e muore nel 1787: una lunga vita, segnata dalle complesse vicende del XVIII secolo. Primogenito di nobile famiglia napoletana, molto religiosa: oltre a lui quattro dei suoi sette fratelli si consacrarono al servizio del Signore.

Giovanissimo, conseguì il titolo di dottorato in utroque iure, dopo un itinerario di studi in famiglia, e divenne ben presto uno dei più rinomati giureconsulti di Napoli. Dopo aver ricevuto incarichi di prestigio, deluso dalla vita professionale e dal clima della società del tempo, in seguito a un’esperienza mistica, scelse la vita ecclesiastica, rinunciando ai diritti della primogenitura e simbolicamente deponendo la spada di cavaliere ai piedi della statua della Madonna nella chiesetta della Mercede presso Porta Alba.

Dopo gli studi teologici, a trent’anni venne ordinato prete e si dedicò subito ai diseredati abbandonati alla miseria e accampati per le strade della città. Nel 1732 fondò le “Cappelle serotine” in cui raccoglieva questa povera gente detta dei “lazzaroni”. A Scala, sopra Amalfi, concepì e pian piano diede forma al disegno di una Congregazione dedita alla missione popolare, soprattutto tra i più abbandonati: i Redentoristi, e il ramo femminile contemplativo delle Monache del SS. Redentore.

Nel 1762 fu eletto vescovo di Sant’Agata dei Goti. Nel 1775 consegnò le dimissioni dall’episcopato nelle mani di papa Pio VI e rimase superiore della Congregazione risiedendo a Pagani, nel Salernitano. In questo periodo l’Istituto dei Redentoristi dovette soffrire per l’ingerenza del potere civile napoletano, ingerenza duramente condannata dal papa. Indebolito nel fisico e fiaccato nell’animo, pur sempre docile alle vie di Dio e alle sue mediazioni umane, morì il 1° agosto 1787.

Rimane una delle figure più significative del XVIII secolo italiano. Canonizzato nel 1839, nel 1987 è proclamato dottore della Chiesa, per la sua abbondantissima opera di scritti morali (“probabilismo”) e ascetico-edificanti, opera peraltro molto discussa; nel 1950 ricevette il titolo di “patrono dei confessori e dei moralisti”.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– la passione dei santi sette fratelli martiri, che ad Antiochia in Siria, sotto il regno di Antioco Epifane, per aver osservato con invitta fede la legge del Signore furono messi crudelmente a morte insieme alla loro madre, la quale patì per ognuno dei suoi figli, ma, come si racconta nel secondo Libro dei Maccabei, in tutti conseguì la vittoria della vita eterna. Insieme si celebra la memoria di sant’Eleázaro, uno degli scribi più stimati, uomo già di età avanzata, che nella stessa persecuzione si rifiutò di cibarsi, per sopravvivere, di carne proibita, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, e precedette per questo di buon grado gli altri al supplizio, lasciando un mirabile esempio di virtù.

– A Roma al tredicesimo miglio della via Prenestina, san Secondino, martire.

– A Gerona nella Spagna settentrionale, san Felice, martire nella persecuzione dell’imperatore Diocleziano.

– A Vercelli, anniversario della morte di sant’Eusebio, vescovo, la cui memoria si celebra domani.

– A Bayeux nella Gallia lugdunense, ora in Francia, sant’Esuperio, venerato come primo vescovo di questa città.

– Nella regione dell’Aquitania in Francia, san Severo, sacerdote, che donò i suoi beni per la costruzione di chiese e per il servizio ai poveri.

– Nell’isola di Besné presso Nantes in Francia, santi Friardo e Secondello diacono, eremiti.

– A Marchiennes nella Gallia belgica, in Francia, san Giónato, abate, discepolo di sant’Amando.

– A Winchester in Inghilterra, deposizione di sant’Etelvoldo, vescovo, che tradusse la celebre “Concordia dei monaci” per il rinnovamento della disciplina monastica, che aveva appreso da san Dunstano.

– Ad Aosta, beato Emerico di Quart, vescovo, mirabile per l’austerità di vita e la dedizione alla salvezza delle anime.

– A Rieti, beato Giovanni Bufalari, religioso dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, giovane umile e gioioso, sempre pronto ad aiutare il prossimo.

– A Roma, beato Pietro Favre, sacerdote, che, primo dei membri della Compagnia di Gesù, affrontò onerosi compiti in diverse parti d’Europa e morì a Roma mentre partiva per il Concilio di Trento.

– A York in Inghilterra, beato martire Tommaso Welbourne, che, maestro di scuola, condannato a morte sotto il re Giacomo I per aver svolto attività di incitamento a seguire il Romano Pontefice, fu impiccato, conformandosi nella morte a Cristo sommo Maestro.

– Nella città di Nam Di.nh nel Tonchino, ora Vietnam, santi Domenico Nguyñên Van Ha.nh (Diêu), dell’Ordine dei Predicatori, e Bernardo Vuñ Van Dueê., sacerdoti e martiri, de- capitati per Cristo sotto l’imperatore Minh Mang.

– Nel villaggio di La Mure nella regione dell’Isère in Francia, anniversario della morte di san Pietro Giuliano Eymard, sacerdote, la cui memoria si celebra domani.

– A Madrid in Spagna, beato Benvenuto (Giuseppe) de Miguel Arahal, sacerdote del Terz’Ordine Cappuccino della beata Vergine Addolorata e martire, che durante la persecuzione contro la fede versò il sangue per Cristo.

– Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Alessio Sobaszek, sacerdote e martire, che, polacco di nascita, in tempo di guerra disumanamente deportato dagli invasori, morì per Cristo sotto tortura difendendo la propria fede.

– Nella foresta presso la città di Nowogródek in Polonia, beate Maria Stella del Santissimo Sacramento (Adelaide) Mardosewicz e dieci compagne della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth32, vergini e martiri, che, nei funesti tempi di guerra, raggiunsero la gloria celeste fucilate dai nemici della religione.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *