Sant’ Ignazio di Loyola, sacerdote

Iñigo (Ignazio) Lopez de Loyola nacque nel 1491, ormai all’autunno del medioevo e sulla soglia dell’epoca moderna, da nobile casato, ultimo di dodici fratelli. Fu educato in ambiente cavalleresco e di corte presso il palazzo di don Juan Velásquez de Cuéllar, nella vecchia Castiglia, e rimase avidamente appassionato di letture cavalleresche. Nella sua vivace giovinezza diede prova di notevoli virtù umane: valore, magnanimità, disinteresse, tatto diplomatico; fino a che nel 1521 cadde gravemente ferito a una gamba, nella difesa del castello di Pamplona, contro i francesi. Nella convalescenza, non disponendo di romanzi cavallereschi, si diede alla lettura di testi devoti (in particolare la Vita Christi di Lodolfo il Certosino e le leggende dei santi di Jacopo da Varazze. Tali letture provocarono in lui una vera e propria conversione a una vita di dedizione a Dio (1521); subito egli concepì il desiderio veemente di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa, cominciando ad elaborare, in questo intenso periodo, la dottrina del discernimento degli spiriti.

Costretto a dilazionare il suo viaggio, nella permanenza di un anno (1522) a Manresa, elabora, a partire da un’intensa esperienza mistica, il percorso spirituale poi espresso negli “Esercizi”, testo di spiritualità il cui metodo, applicato in tutti gli ambiti della vita cristiana impegnata, ebbe enorme influsso sulla vita spirituale dei secoli successivi. Proprio in questo medesimo momento ebbe la prima intuizione di quella che diventerà la Compagnia di Gesù. Il 1523 fu l’anno del suo arrivo e permanenza in Terra Santa. Ritornato in patria volle intraprendere gli studi teologici, per i quali, dopo tentativi ostacolati in Spagna (Alacalà, Salamanca) si recò a Parigi, dove, insieme alla formazione teologica, trovò anche l’amicizia di coloro che sarebbero stati i primi membri della Compagnia di Gesù. Con essi il 15 agosto 1534, nella cappella di Montmartre pronunciò i voti religiosi. Nel 1537 fu ordinato prete, a Roma, e – dopo una intensa esperienza mistica vissuta a La Storta – coi suoi compagni si offrì al servizio del papa Paolo III. Nel 1540 il novello istituto di chierici regolari ricevette approvazione canonica e i compagni di Ignazio vengono subito inviati per il mondo in missioni pontificie. Ignazio invece rimane a Roma a predicare ai poveri, ai piccoli e ai grandi (soprattutto esponenti storici della controriforma cattolica furono tra i suoi “diretti” e al tempo stesso suoi protettori) e a fungere da anello di congiunzione tra i vari membri della Compagnia, cui si collega con un abbondante epistolario. Creò a Roma il Collegio Romano (futura Università Gregoriana), e il Collegio Germanico e redasse le Costituzioni della Compagnia di Gesù. Morì il 31 luglio 1556, in grande modestia, fedele al motto che aveva scelto: “ad maiorem Dei gloriam”.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Milano, san Calimero, vescovo.

– A Sinnada in Frigia, nell’odierna Turchia, santi Democrito, Secondo e Dionigi, martiri.

– A Cesarea di Mauritania, nell’odierna Algeria, san Fabio, martire, che, rifiutandosi di portare nell’assemblea generale della provincia il vessillo del governatore, fu dapprima gettato in carcere e, continuando a dichiararsi cristiano, fu poi condannato a morte dal giudice.

– A Roma sulla via Latina, san Tertullino, martire.

– A Ravenna, transito di san Germano, vescovo di Auxerre, che difese per due volte la fede dei Britanni dall’eresia pelagiana e, giunto a Ravenna per propiziare la pace nella Bretagna francese, fu accolto con onore dagli augusti Valentiniano e Galla Placidia, salendo poi da qui al regno dei cieli.

– A Imola in Romagna, transito di san Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna la cui memoria ricorre il giorno precedente questo.

– A Skövde in Svezia, santa Elena, vedova, che, ingiustamente uccisa, è ritenuta martire.

– Ad Acquapendente nel Lazio, transito del beato Giovanni Colombini, che, ricco mercante di vesti, si convertì alla povertà e radunò i suoi discepoli nell’Ordine dei Gesuati, che volle poveri di Cristo e sposi di signora Povertà.

– A Londra in Inghilterra, beato Everardo Hanse, sacerdote e martire, che, fin dal giorno in cui aveva abbracciato la fede cattolica, la custodì premurosamente, la propagò tra i concittadini e la confermò con il suo glorioso martirio a Tyburn sotto la regina Elisabetta I.

– Nel braccio di mare antistante Rochefort in Francia, beato Giovanni Francesco Jarrige de la Morélie du Breuil, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione contro la Chiesa nel corso della Rivoluzione francese, fu gettato in una sordida galera, dove morì di tisi.

– In località Cây Mét vicino a Saigon in Cocincina, ora Vietnam, santi Pietro Doàn Công Quy ́, sacerdote, ed Emanuele Phu.ng, martiri, che, dopo circa sette mesi in carcere, furono decapitati per Cristo sotto l’imperatore Tu’ Dú’c.

– Nella valle di Alighede in Etiopia, san Giustino De Iacobis, vescovo della Congregazione della Missione, che, mite e pieno di carità, si impegnò nelle opere di apostolato e nella formazione del clero locale, patendo poi la fame, la sete, le tribolazioni e il carcere.

– Nella città di Granollers vicino a Barcellona in Spagna, beati martiri Dionigi Vicente Ramos, sacerdote, e Francesco Remón Játiva, religioso, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, che durante la persecuzione contro la fede seguirono con il loro martirio le orme di Cristo.

– A Valencia sempre in Spagna, beato Giacomo Buch Canals, religioso della Società Salesiana e martire, che nella mede- sima persecuzione morì professando la sua fede in Cristo.

– A Kalisz in Polonia, beato Francesco Stryjas, martire, che nello stesso periodo, sfinito dagli innumerevoli supplizi, passò gloriosamente al Signore.

– A Trnava in Slovacchia, beata Sidonia (Cecilia) Schelingová, vergine della Congregazione delle Suore della Carità della Santa Croce e martire, che, in tempi di grande difficoltà per la Chiesa nella sua nazione, molto patì nel corpo e nello spirito per aver protetto un sacerdote e, colpita infine da malattia, rifulse quale instancabile e gioiosa testimone di Cristo.

– Vicino a Monaco di Baviera in Germania nel campo di prigionia di Dachau, beato Michele Ozieblowski, sacerdote e martire, che, deportato per la sua fede in un carcere straniero dalla Polonia, sua patria, costretta sotto un regime nemico della religione, portò a compimento il martirio sotto tortura.

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