San Germano di Parigi, vescovo

La vita di s. Germano è nota soprattutto attraverso la biografia scritta dal suo amico Fortunato di Poitiers impostata, peraltro, con un troppo evidente gusto per il meraviglioso. I documenti piú seri, relativi soprattutto alla fondazione dell’abbazia di S. Germano e ai primi tempi della sua storia, sono scomparsi al tempo delle invasioni normanne, alla fine del IX sec., e non è quindi possibile effettuare su di essi un controllo severo. Altri documenti sono falsi, redatti molto tempo dopo.

Germano, nato ad Autun verso la fine del V sec., sarebbe stato vittima di due tentativi di assassinio, a cui sfuggí miracolosamente: il primo per una minaccia di aborto mentre la madre lo attendeva ed il secondo poco dopo per avvelenamento. Doveva essere di famiglia relativamente agiata dato che proseguí negli studi ad Avállon. Per quindici anni abitò presso un parente, Scopillone, in una località di incerta identificazione: Laizy (Saoneet-Loire), o Lucey (Cote-d’Or). Già in quest’epoca, senza dubbio, doveva condurre vita eremitica o di reduso, usanza assai frequente nella Francia del V e VI sec. Richiamato da Agrippino, vescovo di Autun, è ordinato diacono e poi, tre anni dopo, prete. Il successore di Agrippino, Nettario, gli affida la direzione del monastero di S. Sinforiano che egli risolleva, non senza difficoltà, dalla decadenza e nel quale egli cercherà i primi elementi per la sua fondazione parigina.

Verso il 556, mentre si trova a Parigi presso il re Chilperico, questi, che apprezza i suoi consigli, lo chiama a succedere al vescovo Libano. D’ora in avanti egli dedicherà parte del suo zelo al compito di moderatore presso il principe ed i suoi successori Clotario e Cariberto; moderatore, tuttavia, piú o meno ascoltato, soprattutto in occasione delle crudeli lotte che segnarono la successione di Clotario e che resero famosi i sinistri nomi delle regine Brunechilde e Fredegonda. Fortunatamente conobbe anche la sposa di Clotario, s. Redegonda, e nel 561, a Poitiers, vide anche benedire la prima badessa di Santa Croce, stabilendo nella stessa epoca legami di amicizia con il poeta Fortunato, suo futuro biografo.

Il nome di Germano è soprattutto legato alla fondazione, da parte di Chilperico, dopo il 543, di un monastero destinato ad ospitare i trofei riportati dalla Spagna: ciò spiega il primitivo patronato della Santa Croce e di S. Vincenzo di Saragozza. Qui Germano chiamò alcuni monaci da S. Sinforiano, sotto la direzione di Drottoveo, e ne consacrò la chiesa un 23 dicembre, probabilmente del 558.

Infine Germano partecipò ad alcuni grandi avvenimenti della Chiesa di Francia: il concilio di Tours del 567, i concili di Parigi, tra cui quello del 573, e la consacrazione del vescovo Felice di Bourges nel 570. Fino a data recente gli si attribuivano anche due lettere, molto interessanti per la conoscenza della liturgia gallicana, che, tuttavia, il Wilmart ha dimostrato essere a lui posteriori.

Germano morì ottuagenario il 28 maggio 576 e fu inumato nella cappella di S. Sinforiano attigua alla chiesa abbaziale, in una tomba decorata, verso il 635, da s. Eligio, consigliere di re Dagoberto. Nel 54, per ordine di Pipino il Breve, fu effettuata una solenne traslazione alla presenza del giovane Carlo Magno e di numeroso clero; tale traslazionè portò al cambiamento della dedicazione della chiesa, mentre avvenivano i miracoli narrati abbondantemente dal monaco Aimone.

Da questo momento il monastero e la sua chiesa (distinta dalla antica chiesa di St.-Germainle-Vieux, demolita nel 1802) onorano il quartiere di St.-Germain-des-Prés, importante centro di vita benedettina dei secc. XVII-XVIII ed uno dei piú pittoreschi della Parigi moderna.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Corinto in Acaia, in Grecia, santa Elicónide, martire, che, al tempo dell’imperatore Gordiano, sotto il governatore Perennio e poi sotto il suo successore Giustino, subiti molti supplizi, coronò con la decapitazione il suo martirio.

-A Chartres nella Gallia lugdunense, in Francia, san Carauno, martire.

– A Urgell nella Spagna settentrionale, san Giusto, vescovo, che scrisse una interpretazione in chiave allegorica del Cantico dei Cantici e partecipò a vari concili spagnoli.

– Nel monastero di Gellone nella Gallia narbonense, ora in Francia, san Guglielmo, monaco, che, personalità di assoluto prestigio nella corte dell’imperatore, unito a san Benedetto d’Aniane da profondo legame di affetto, vestì l’abito monastico con grande onestà di costumi.

– A Canterbury in Inghilterra, beato Lanfranco, vescovo, che, monaco di Bec in Normandia, fondò una celebre scuola e disputò contro Berengario circa la presenza reale del corpo e del sangue di Cristo nel Sacramento eucaristico; eletto poi alla sede di Canterbury, si adoperò per la riforma della disciplina ecclesiastica in Inghilterra.

– A Pisa, santa Ubaldesca, vergine, che dall’età di sedici anni fino alla morte, per cinquantacinque anni, svolse con perseveranza in un ospizio opere di misericordia.

– Presso Castelnuovo nella Garfagnana in Toscana, beato Ercolano da Piegaro, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che, insigne predicatore, rifulse per l’austerità di vita, i lunghi digiuni e la fama di miracoli.

– A Londra in Inghilterra, beata Margherita Pole, madre di famiglia e martire, che, contessa di Salisbury e madre del cardinale Reginaldo, fu decapitata nel carcere della Torre sotto il re Enrico VIII, del quale aveva disapprovato il divorzio, trovando così riposo nella pace di Cristo.

– A Firenze, beata Maria Bartolomea Bagnesi, vergine, suora della Penitenza di San Domenico, che per circa quarantacinque anni sopportò molti e aspri dolori.

– A Londra in Inghilterra, beati Tommaso Ford, Giovanni Shert e Roberto Johnson, sacerdoti e martiri, che, condannati a morte sotto la falsa accusa di congiura contro la regina Elisabetta I, furono impiccati tutti insieme sul patibolo a Tyburn.

– In località Cho’ Quán nella Cocincina, ora Vietnam, san Paolo Hanh, martire, che, dimentico della morale cristiana, si era posto a capo di una banda di ladri; arrestato sotto l’imperatore Tu’ Dú’c, si professò cristiano e, non potendo né lusinghe, né flagellazioni, né tenaglie farlo desistere dalla fede, andò incontro a un glorioso martirio mediante la decapitazione.

– A Sachsenhausen in Germania, beato Ladislao Demski, martire, che, di origine polacca, morì tra crudeli torture in un campo di prigionia per aver difeso la fede davanti ai seguaci di dottrine ostili ad ogni dignità umana e cristiana.

– Nella città di Dzialdowo in Polonia, beato Antonio Giuliano Nowowiejski, vescovo di Plock, che, nel medesimo periodo, recluso dai nemici in un campo di prigionia, sfinito dalla fame e da crudeli torture migrò al Signore.

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