Sant’ Emma di Sassonia, vedova

Nel monastero di S. Ludgero a Werden, nella Ruhr, presso Dusseldorf, inspiegabilmente lontano dalla Sassonia, si conserva una reliquia della santa: una mano prodigiosamente intatta.

Un cronista tedesco dello stesso secolo, Adamo di Brema, nella sua Storia ecclesiastica, ci dà notizia di una “nobilissima senatrix Emma”, sorella di Meinwerk, vescovo di Paderborn (morto nel 1036) e moglie del conte Ludgero di Sassonia. Rimasta vedova, ancor giovane e bella, ricca e senza figli, non ambì a seconde nozze e si mantenne costante nel suo nuovo programma di vita, fondato sulla totale dedizione alle opere di carità.

Generosa nel donare e nel soccorrere, ma austera e intransigente con se stessa, puntò alla perfezione nel difficile stato di vedovanza, una condizione assai scomoda per una donna, rimasta sola ma non libera, esposta a mille insidie perché priva di appoggio e fatta segno, se ricca, dei calcoli interessati di parenti vicini e lontani. “Sei tu giovane? – si legge in una infervorata predica di S. Bernardino da Siena, rivolta alle vedove cristiane – fa’ che tu imbrigli la carne tua in discipline. Io voglio che tu impari a vivere come una religiosa. Sii verace, dentro nell’anima tua. Vuoi marito? Va’ e piglialo, in nome di Dio, e spacciatene. Ma non avrai mai consolazione. Dunque, non ci vedi meglio che di rimanere vera vedova, e servire a Dio in ogni modo che tu puoi, tutto il tempo della tua vita”. Emma aveva scelto quest’ultima maniera di tendere alla perfezione, la più difficile e rara. La sua mano, giunta fino a noi intatta dopo nove secoli e mezzo dalla morte di questa santa dal nome fresco e pieno, è un segno emblematico della sua più cospicua virtù: la generosità. Anzitutto una generosità fattiva, di opere più che di parole.

Vera ancella di Cristo, ella ha servito il suo celeste sposo con la preghiera e la carità, meritando la devozione non di un marito ma di milioni di cristiani che da oltre nove secoli la onorano di culto pubblico. Il suo corpo, privo della mano di cui si è parlato, riposa nella cattedrale di Brema.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– In Africa, san Mappálico, martire, che, durante la persecuzione dell’imperatore Decio, mosso da pietà familiare, si era raccomandato che sua madre e sua sorella, che avevano rinnegato la fede sotto tortura, fossero lasciate in pace e per questo, trascinato davanti al tribunale, fu lui a conseguire la corona del martirio; a lui si unisce la memoria di molti altri santi martiri, che testimoniarono la loro fede in Cristo: Basso in una cava di pietra, Fortunio in carcere, Paolo in tribunale, Fortunata, Vittorino, Vittore, Eremio, Crédula, Eréda, Donato, Firmo, Venusto, Frutto, Giulia, Marziale e Aristone, morti tutti di fame in carcere.

– In Persia, santa Marta, vergine e martire, che il giorno dopo l’uccisione di suo padre Pusicio, quello della Risurrezione del Signore, sotto il re Sabor II subì il martirio.

– Ad Antiochia di Pisidia, nell’odierna Turchia, san Giorgio, vescovo, morto esule per il culto delle sacre immagini.

– A Frisen sulle Alpi bavaresi, san Geroldo, eremita, che si ritiene abbia condotto vita di penitenza nella regione del Voralberg.

– Sulla riva del Tamigi presso Greenwich in Inghilterra, passione di sant’Elfégo, vescovo di Canterbury e martire, che, durante le cruente devastazioni provocate in città dai Danesi, offrì se stesso per il suo gregge e, avendo rifiutato di farsi riscattare con il denaro, il sabato dopo Pasqua fu per- cosso con delle ossa di pecora e infine decapitato.

– A Roma presso San Pietro, san Leone IX, papa, che dapprima come vescovo di Toul difese strenuamente per venticinque anni la sua Chiesa; eletto poi alla sede di Roma, in cinque anni di pontificato convocò molti sinodi per la riforma della vita del clero e l’estirpazione della simonia.

– Presso il monastero di Saint-Bertin nel territorio di Thérouanne in Francia, transito del beato Bernardo, penitente, che, desideroso di espiare i peccati della sua giovinezza con un’austera penitenza, scelse spontaneamente l’esilio e, scalzo, con indosso vesti di lana e contento solo di un parco vitto, fu instancabile pellegrino presso i luoghi sacri.

– A Londra in Inghilterra, beato Giacomo Duckett, martire, che, uomo sposato, tradito perché vendeva testi cattolici nella sua bottega libraria, fu tenuto per nove anni in carcere e infine impiccato a Tyburn sotto la regina Elisabetta I insieme al suo delatore, che egli ormai in punto di morte invitò a morire da cattolico.

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