Sant’ Eusebio di Fano, vescovo

La storia di Eusebio ha sicuri riferimenti e appoggi: egli sottoscrisse il sinodo romano di papa Simmaco nel 503. Poiché nei documenti del sinodo del 499 risulta vescovo di Fano, Vitale, c’è da pensare che l’episcopato di Eusebio abbia avuto inizio tra il 500 e il 502. Altro riferimento storico sicuro è rappresentato dal fatto che Eusebio accompagnò papa Giovanni I nell’ambasceria, voluta da re Teodorico, presso l’imperatore Giustino, per ottenere da questi la revoca del decreto di requisizione delle chiese ariane.

Eusebio fu, infatti, uno dei cinque vescovi che, insieme con quattro senatori delle maggiori famiglie romane, accompagnarono il pontefice nel viaggio, che ebbe inizio nell’ottobre o novembre 525 e si concluse a Costantinopoli, prima delle feste di Natale, celebrate solennemente dal papa. L’ambasceria, dopo gli onori solenni ricevuti dall’imperatore e dal popolo e dopo l’incoronazione dell’imperatore stesso da parte del pontefice, ripartì da Costantinopoli alla fine dell’aprile 526. Il risultato parziale dell’ambasceria non soddisfece il re Teodorico, il quale, quando il pontefice sbarcò a Ravenna, lo fece, insieme coi vescovi che lo accompagnavano, chiudere in carcere, dove morì il 18 maggio 526. A questo punto, i documenti tacciono sul conto di Eusebio e a questa data la tradizione pone la sua morte, che sarebbe avvenuta a Fano.

Non abbiamo gli Atti di questo vescovo. La tradizione, accolta dagli storici locali, gli attribuisce la fondazione di un collegio di chierici, o di una canonica, presso la chiesa di San Pietro in Episcopio (allora cattedrale), chiesa che sarebbe stata restaurata dallo stesso santo e che, con rifacimento romanico, ancora esiste in via Rinalducci. Più tardi, nel secolo IX, quando la cattedrale venne trasferita nella nuova chiesa di Santa Maria Maggiore, si trasferì accanto alla nuova sede anche la canonica, di cui si trova notizia nei documenti. Ai chierici di questa canonica san Pier Damiani diresse il suo opuscolo Ad clerica Ecclesia Fanensis.

Eusebio curò la disciplina del clero e la vita cristiana del popolo. Secondo quanto afferma Giovanni, abate di Nonantola (secolo XII), nella Vita manoscritta di san Fortunato, dopo che del primitivo sepolcro si era perduta ogni notizia, le reliquie furono ritrovate sotto l’altare maggiore della cattedrale di Santa Maria Maggiore, insieme con quelle di san Fortunato e san Orso, nel 1113, quando, in seguito all’incendio della canonica dei chierici e della cattedrale stessa, avvenuto nel 1111, fu iniziata la costruzione della nuova. In tale circostanza le reliquie di Eusebio furono identificate, poiché portavano la scritta Corpus Sondi Eusebi e furono collocate sotto l’altare della cappella sita presso la sagrestia, in cornu epistola, insieme con quelle di san Orso, mentre quelle di san Fortunato vennero riposte sotto l’altare maggiore. La cappella è tuttora dedicata a san Eusebio e a san Orso ed è ornata da un quadro di Ludovico Carracci che raffigura la Vergine, regina del cielo, con accanto i due santi vescovi Orso ed Eusebio. Il quadro è stato dipinto nel 1615; sovrasta la dedica: «B. Virgini Coelorum Reginae et SS. Urso et Eusebio Patronis dicatum».

La festa di san Eusebio si celebra a Fano il 18 aprile.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Melitene nell’antica Armenia, santi Ermogene e Elpidio, martiri.

– In Persia, san Pusicio, martire, che, capo degli artigiani del re Sabor II, per aver incoraggiato il sacerdote Anania ormai sul punto di rinnegare la fede fu trafitto al collo nel giorno del Sabato Santo, ottenendo così un posto considerevole nella schiera dei martiri trucidati dopo san Simeone.

– A Leighlin in Irlanda, san Láisren o Molaise, abate, che diffuse pacificamente nell’isola il rito romano della celebrazione pasquale.

– Nel cenobio di Lobbes nell’Hainault, nell’odierno Belgio, sant’Ursmaro, vescovo e abate, che propagò la regola di san Benedetto e condusse il popolo alla fede cristiana.

– A Costantinopoli, santa Antusa, vergine, che, figlia dell’imperatore Costantino Copronimo, si adoperò con ogni mezzo nell’aiutare i poveri, nel riscattare gli schiavi, nel riparare le chiese e nel costruire monasteri e ricevette la veste monacale dal vescovo san Tarasio.

– Nell’isola di Égina, santa Atanasia, vedova e poi eremita ed egumena, insigne per l’osservanza della disciplina monastica e per le virtù.

– Nello stesso luogo, san Giovanni Isauro, monaco, che fu discepolo di san Gregorio Decapolita e lottò strenuamente sotto l’imperatore Leone l’Armeno in difesa delle sacre immagini.

– A Córdova nell’Andalusia in Spagna, san Perfetto, sacerdote e martire, che, per aver inveito contro la dottrina musulmana e professato con fermezza la fede cristiana, fu rinchiuso in carcere dai Mori e poi trafitto con la spada.

– A Bruges nelle Fiandre, nell’odierno Belgio, beato Idesbaldo, abate, che, rimasto presto vedovo ed esercitati per altri trent’anni incarichi nel palazzo dei conti, entrò in età matura nel monastero di Down, che resse santamente come terzo abate per dodici anni.

– A Milano, san Galdino, vescovo, che si adoperò per la ricostruzione della città distrutta dalle guerre per il potere e, al termine di un discorso contro gli eretici, rese lo spirito a Dio.

– A Montereale in Abruzzo, beato Andrea, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che si dedicò alla predicazione in Italia e in Francia.

– Nella città di Gandía nel territorio di Valencia sulla costa della Spagna, beato Andrea Hibernón, religioso del- l’Ordine dei Frati Minori, che, da giovane derubato del suo denaro dai briganti, coltivò poi mirabilmente la povertà.

– A Pontoise presso Parigi in Francia, beata Maria dell’Incarnazione (Barbara) Avrillot, che, provata madre di famiglia e moglie devotissima, introdusse il Carmelo in Francia e fondò cinque monasteri, finché, alla morte del marito, fece lei stessa professione di vita religiosa.

– Ad Angers in Francia, beato Giuseppe Moreau, sacerdote e martire: durante la Rivoluzione francese fu ghigliottinato nel Venerdì della Passione del Signore in odio alla fede cristiana.

– A Siena, beata Sabina Petrilli, vergine, che fondò la Congregazione delle Suore di Santa Caterina da Siena per sovvenire alle necessità delle ragazze bisognose e dei poveri.

– Nella cittadina di Majdanek vicino a Lublino in Polonia, beato Romano Archutowski, sacerdote e martire, che fu gettato in carcere da soldati stranieri per la sua fede cristiana e, oppresso dalla fame e dalla malattia, migrò nella gloria eterna.

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