San Giacomo della Marca, francescano sacerdote

Nacque a Montemprandone, provincia di Ascoli Piceno, da poveri genitori. Studiò in varie città delle Marche e dell’Umbria e fu maestro di scuola.

A vent’anni, preso dalla bellezza dell’ideale francescano, abbandonò il mondo ed entrò in religione. Il suo primo maestro fu S. Bernardino da Siena. E di tanto padre il nostro Giacomo (al secolo Domenico) sarà degno figlio. Come lui predicatore, lo imitò nello zelo e nella santità. La sua vita, dal lato umano, è un romanzo d’avventure. Girò l’Europa e specialmente l’Italia, l’Ungheria, l’Austria, la Boemia e in alcuni paesi fondò pure dei conventi. Ovunque predicò e combatté eresie, sempre obbediente alla volontà del Pontefice, che lo spostava da una regione all’altra. Ma il suo principale campo di lotta fu l’Italia, dove combatté la setta dei «Fraticelli», predicò quaresime, illustrò concili e congressi con la sua presenza e l’autorità della sua parola.

All’Aquila, dove era andato per venerare il suo amato maestro S. Bernardino, pregando nel nome di Gesù, ottenne sulla pubblica piazza una sessantina di miracoli. Rimase nascosto per ordine del Vescovo, il quale temeva gli eccessi della folla entusiasta. Andato a Napoli vi morì poco dopo, il 18 novembre 1476. Per più di trent’anni girò per città e villaggi a predicare, mangiando solo un tozzo di pane, poche fave e qualche cipolla che portava sempre con sé nella bisaccia. S. Bernardino gli raccomandava spesso di nutrirsi e lo esortava a mangiare un poco di minestra, ma lui non se ne dava per inteso e continuava a digiunare ogni giorno. Dormiva pochissimo: un paio d’ore per sera e si levava sempre quando gli altri andavano a riposare. Per dieci anni portò il cilicio sulla nuda carne e ogni notte si batteva con la disciplina. Durante tutta la sua vita di religioso osservò la castità in modo perfetto, tuttavia fu tormentato per ben trent’anni da forti tentazioni, dalle quali lo liberò la Vergine di Loreto.

 

Nelle sue molte peregrinazioni fu imprigionato varie volte, assalito e malmenato dagli eretici, ma non desistette mai dai suoi propositi; mai mostrò rancore verso i suoi nemici; sempre li perdonò, pur combattendo strenuamente i loro errori. Nella vecchiaia fu travagliato da molti mali e acciacchi, tanto che per sei volte gli venne amministrata l’Estrema Unzione. Ma tutto sopportò con rassegnazione e quasi con gioia, per imitare Gesù anche sul Calvario. Edificava sempre chi lo assisteva con la sua umiltà e preghiera.

Nell’ultima malattia, sentendo ormai la morte vicina, chiese i sacramenti e si spense nel nome di Gesù invocando dai presenti il perdono dei suoi falli. Fu beatificato da Urbano VIII nel 1624 e canonizzato nel 1726 da Benedetto XIII.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Sivas nell’antica Armenia, sant’Irenarco, martire, che, addetto alle torture, si tramanda si sia convertito a Cri- sto dinanzi alla fermezza di fede delle donne cristiane e sia stato poi ucciso con un colpo di scure sotto l’imperatore Diocleziano e il governatore Massimo.

– In Africa settentrionale nell’odierno territorio libico e tunisino, commemorazione dei santi martiri Papiniano di Vita e Mansueto di Urusi, vescovi, che, durante la persecuzione vandalica, portarono a compimento il loro glorioso combattimento bruciati in tutto il corpo con lamine di ferro incandescenti per aver difeso la fede cattolica contro il re ariano Genserico. In quel tempo, anche i santi vescovi Urbano di Djerba, Crescente di Bizacio, Habetdéus di Teudala, Eustrazio di Sufes, Cresconio di Tripoli, Vice di Sabrata, Felice di Sousse, e infine, sotto Unnerico figlio di Genserico, i vescovi Ortolano di Bennefa e Florenziano di Mdila, condannati all’esilio, terminarono il corso della loro vita come confessori della fede.

– A Costantinopoli, santo Stefano il Giovane, monaco e martire, che, sotto l’imperatore Costantino Coprónimo, sottoposto a vari supplizi per aver difeso il culto delle sacre immagini, confermò con l’effusione del suo sangue la verità cattolica.

– Vicino a Rossano in Calabria, santa Teodora, badessa, discepola di san Nilo il Giovane e maestra di vita monastica.

– A York in Inghilterra, beato Giacomo Thomson, sacerdote e martire, che, condannato a morte sotto la regina Elisabetta I per aver riconciliato molti con la Chiesa cattolica, subì il supplizio del patibolo.

– Nel territorio di Khám Du’ò’ng nell’An Nam, ora Vietnam, sant’Andrea Traân Van Trocng, martire, che, dopo aver patito il carcere e atroci torture per essersi rifiutato di recare oltraggio alla croce, fu decapitato sotto l’imperatore Minh Mang.

– In località Paracuellos del Jarama presso Madrid in Spagna, beati martiri Giovanni Gesù (Mariano) Adradas Gonzalo, sacerdote, e quattordici compagni, martiri, che, religiosi dell’Ordine di San Giovanni di Dio, in tempo di persecuzione furono coronati da gloriosa passione.

– Nel villaggio di Picadero de Paterna nel territorio di Valencia sempre in Spagna, beato Luigi Campos Górriz, martire, che, nella stessa persecuzione religiosa, coronò con una morte gloriosa una vita instancabilmente dedicata all’apostolato e alle opere di carità.

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