Francesco Antonio Fasani, francescano sacerdote

Nacque a Lucera il 6 agosto 1681 da Giuseppe Fasani e Isabella Della Monaca i quali ebbero presto la gioia di veder crescere il loro Giovanniello – così lo chiamavano col nome del Battesimo – ben dotato di promettenti doti morali e intellettuali. Avviato agli studi presso il Convento francescano dei Frati Minori Conventuali di Lucera, Giovanniello ebbe più chiara la percezione della sua vocazione cui aderì con generoso entusiasmo. Ammesso nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali assunse i nomi dei Santi Francesco e Antonio esprimendo così la sua fervente aspirazione a voler seguire il loro esempio consacrandosi alla vita evangelica e apostolica. Emessa la professione nel 1696, il giovane frate Francesco Antonio completò gli studi umanistici e frequentò i corsi filosofici nei seminari della sua Provincia religiosa. Successivamente iniziò i corsi di teologia nello Studio di Agnone, li proseguì nello Studio Generale di Assisi presso la Tomba di S. Francesco, dove ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1705; e sempre in Assisi frequentò pure il Corso teologico accademico fino al 1707. Dal 1707 fino alla morte, per trentacinque anni continui visse a Lucera rendendo splendida testimonianza di vita evangelica e di zelante ministero pastorale, e per questo ammirato dai fedeli di Lucera, di tutta la Daunia e del Molise. Nell’ambito del suo Ordine Francescano ricoprì uffici di particolare responsabilità. Valente lettore di filosofia scolastica e stimato maestro dei giovani novizi e professi, diede notevole impulso alla formazione spirituale e dottrinale dei confratelli. Nel 1709 conseguì la laurea in teologia, e da allora il Padre Fasani venne comunemente chiamato con l’appellativo di ” Padre Maestro “, titolo che ancora oggi gli viene attribuito a Lucera. Esercitò con carità e saggezza gli uffici di superiore locale e provinciale dimostrandosi efficace animatore della vita religiosa dei confratelli.

La vita spirituale del P. Fasani era caratterizzata da quelle virtù che lo rendevano simile al suo serafico padre S. Francesco. Si diceva infatti a Lucera: ” Chi vuol vedere come appariva S. Francesco in vita venga a vedere il Padre Maestro “. Ad imitazione di S. Francesco costruì la sua vita religiosa sulla base di una generosa partecipazione ai misteri di Cristo nella pratica fedelissima dei consigli evangelici che considerava come espressione radicale di perfetta carità. Nelle sue continue preghiere, acceso da ardore serafico invocava Dio chiamandolo ” sommo Amore, immenso Amore, eterno Amore, infinito Amore “. La sua fervida devozione all’Immacolata Madre del Signore era alimentata da intensa applicazione a conoscere sempre meglio e far conoscere ” chi è Maria “, ed insieme a riconoscere e far riconoscere con fede e con amore il ruolo materno a lei affidato nella storia della salvezza.

Costituivano un campo privilegiato della sua attività pastorale i poveri, gli ammalati, i carcerati. Talvolta le sue preghiere ottennero prodigiosi interventi della divina Provvidenza in favore dei poveri. Visitava e confortava i malati esortandoli a cercare nella bontà di Dio motivi di speranza e di rassegnazione. La cura spirituale dei detenuti, affidatagli dal Vescovo di Lucera, gli consentiva di visitare ogni giorno i carcerati e di esortarli alla fiducia nell’amore misericordioso di Dio; a lui era affidato il compito di assistere i condannati a morte fino ai momenti estremi.

Quando nel 1742 il P. Fasani venne colto dall’ultima malattia, egli volle offrirla al Signore, in spirito di perfetta letizia, con l’espressione con cui sempre aveva offerto a Dio le azioni della sua vita: ” Volontà di Dio, paradiso mio “. Il 2 novembre dello stesso anno il P. Francesco Antonio Fasani, confortato dai santi Sacramenti e dalla invocata protezione dell’Immacolata Vergine Maria, rese l’anima a Dio, nel Convento della sua città natale dove per 35 anni si era dimostrato fedele testimone di Cristo. II corpo venne tumulato nell’annessa chiesa di S. Francesco dopo un rito funebre cui aveva partecipato tutta Lucera al grido: ” È morto il santo Padre Maestro! “.

Pio XII, dopo aver approvato due miracoli attribuiti alla intercessione del Venerabile Fasani lo elevò all’onore degli altari,  come beato, il 15 aprile 1951. Un nuovo miracolo attribuito alla intercessione del Beato fu approvato con Decreto del 21 marzo 1985 dal Santo Padre Giovanni Paolo II.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

–  Presso il fiume Cea nella Galizia in Spagna, santi Facondo e Primitivo, martiri.

– A Grumento in Basilicata, san Laverio, martire.

– Ad Aquileia in Friuli, san Valeriano, vescovo, che difese la retta fede contro l’arianesimo nelle terre dell’antico Il- lirico e radunò insieme chierici e laici invitandoli a praticare una vita in comune.

– In Persia, san Giacomo, detto l’Interciso, martire, che, al tempo dell’imperatore Teodosio il Giovane, aveva rinnegato Cristo in ossequio al re Iasdigerd, ma, aspramente rimproverato da sua madre e dalla moglie, si pentì e professò coraggiosamente la sua fede cristiana davanti a Varam, figlio e successore del sovrano di Persia, che, adirato, pronunciò contro di lui la sentenza di morte ordinando che fosse tagliato a pezzi e infine decapitato.

– Presso Riez nella Provenza, in Francia, san Massimo, padre del cenobio di Lérins dopo sant’Onorato e poi vescovo della Chiesa di Riez.

– Nel territorio di Blois sempre in Francia, sant’Eusicio, eremita, che si costruì una piccola cella sulle sponde dello Cher.

– A Carpentras sempre in Provenza, san Siffredo, vescovo.

– A Noyon in Francia, sant’Acario, vescovo, che, eletto alle Chiese di Noyon e Tournai dopo essere stato monaco a Luxeuil, si diede all’evangelizzazione delle popolazioni delle regioni settentrionali.

– A Magonza in Renania, in Germania, santa Bililde, vergine, fondatrice di un monastero, nel quale morì piamente.

– In Scozia, san Fergusto, vescovo, che si ritiene abbia esercitato il suo ministero tra i Pitti.

– A Salisburgo in Baviera, nell’odierna Austria, san Virgilio, vescovo, uomo di grande cultura, che, di origine irlandese, con il favore del re Pipino, fu posto alla guida della Chiesa di Salisburgo, dove costruì la cattedrale in onore di san Ruperto e si prodigò per diffondere la fede tra gli abitanti della Carinzia.

– In località Beauvoir-sur-Mer sul litorale francese nel territorio di Nantes in Bretagna, san Gulstano, monaco, che, sfuggito da giovane alle mani dei pirati e accolto da san Felice, allora eremita, rifulse nel monastero di Rhuys dove, sebbene analfabeta, recitava a memoria il salterio e si prendeva cura dei naviganti.

– All’Aquila, beato Bernardino da Fossa (Giovanni) Amici, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che predicò la fede cattolica in molte province d’Italia.

– A Nagasaki in Giappone, beati Tommaso Koteda Kiuni e dieci compagni, martiri, che furono decapitati in odio alla fede per ordine del governatore Gonzuku.

– Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Bronislao Kostowski, martire, che, durante l’occupazione militare della Polonia in guerra, sottoposto in carcere a crudeli supplizi conseguì la palma del martirio.

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