San Sisto II e compagni, Papa e martiri

Eletto in tempo di persecuzione e ucciso per la fede sotto l’imperatore Valeriano, dopo appena undici mesi di pontificato: non poteva certo fare molte cose questo secondo pontefice di nome Sisto, già arcidiacono di Roma e probabilmente originario di Atene. Eppure, prima del martirio, un’impresa gli è riuscita: una di quelle che portano alla beatitudine proclamata nel Discorso della Montagna. Sisto II è stato un costruttore di pace. Pace tra i cristiani: difficilissima impresa già al suo tempo.

Tra le varie Chiese c’erano divergenze legate ai frequenti conflitti dottrinali, e vertevano su un punto non da poco: se un cristiano eretico vuole rientrare nella Chiesa da cui era staccato, si dovrà battezzarlo di nuovo o è sufficiente il battesimo che ha ricevuto la prima volta? La Chiesa di Roma e alcune altre in Asia e in Africa riaccoglievano ogni convertito senza ribattezzarlo, semplicemente imponendogli le mani sul capo e ungendogli la fronte col crisma. Invece altre Chiese africane – la maggior parte – dell’Asia Minore e della Siria ritenevano indispensabile un nuovo battesimo.

Ma ecco che da Roma giunge loro un severo rimprovero: il papa Vittore (predecessore di Sisto) impone a tutti di seguire l’uso romano, pena la scomunica. E questo rigore provoca l’inevitabile e gravissimo malcontento, che ricade addosso a Sisto II appena eletto; come se già non bastasse la persecuzione. Ma lui affronta la crisi nel modo giusto, lasciando cadere le minacce di scomunica. Qui non sono in gioco la fede comune e l’unione col successore di Pietro: perciò ogni Chiesa o gruppo di Chiese risolva la questione in base a sue specifiche situazioni e vicende. Pace fra i cristiani, dunque, per opera di Sisto (e del vescovo Dionigi di Alessandria d’Egitto, efficace consigliere di moderazione). Ma intanto c’è la persecuzione, in due fasi. Nell’agosto 257 un primo decreto di Valeriano proibisce il culto cristiano pubblico (non quello privato) e ordina ai membri del clero di venerare con sacrifici pubblici gli dèi dell’impero, pena il domicilio coatto e i lavori forzati. L’impero, aggredito lungo il Danubio, sul Mar Nero e in Mesopotamia, ha bisogno all’interno di una rigida disciplina anche religiosa, e deve procurarsi mezzi attraverso le confische. Così, nel 258 un secondo editto stabilisce la pena di morte per il clero che non venera gli dèi, e la destituzione con sequestro dei beni per i funzionari imperiali cristiani.

E’ in base a questo secondo decreto che papa Sisto II viene arrestato, mentre predica presso il cimitero di san Callisto. I soldati hanno ordini precisi. Non si occupano dei fedeli: vanno dritti verso Sisto, che li attende fiancheggiato da due diaconi per parte. Così, sempre con loro, cammina fra i soldati fino al luogo fissato per il supplizio. E con essi viene subito ucciso.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

san Gaetano da Thiene, sacerdote, che a Napoli si dedicò a pie opere di carità, in particolare adoperandosi per i malati incurabili, promosse associa- zioni per la formazione religiosa dei laici e istituì i Chierici regolari per il rinnovamento della Chiesa, rimettendo ai suoi discepoli il dovere di osservare l’antico stile di vita degli Apostoli.

– Ad Augsburg nella Rezia, oggi in Germania, santa Afra, martire: convertitasi a Cristo da una vita di peccato, si narra che, non ancora battezzata, sia stata data al rogo per aver confessato la sua fede in Cristo.

– Ad Arezzo, san Donato, secondo vescovo di questa sede, di cui il papa san Gregorio Magno loda la virtù e l’efficacia della preghiera.

– A Châlons nella Gallia belgica, ora in Francia, san Donaziano, vescovo.

– A Rouen sempre in Francia, san Vittricio, vescovo, che, ancora soldato, abbandonato sotto l’imperatore Giuliano l’esercito per seguire Cristo, fu sottoposto dal tribuno a molte torture e condannato a morte; liberato in seguito, divenne vescovo e portò alla fede cristiana anche le popolazioni dei Morini e dei Nervi.

– A Besançon in Burgundia, nell’odierna Francia, san Donato, vescovo, che compose una regola per le vergini secondo gli insegnamenti dei santi Benedetto, Colombano e Cesario.

– A Venezia, beato Giordano Forzaté, abate, che fu fondatore di monasteri a Padova e, non potendo evitare, nonostante i suoi sforzi, la rovina della patria, da pio esule si addormentò nella pace del Signore, lasciando un esempio di onestà, integrità di costumi e scienza.

– A Messina, sant’Alberto degli Abbati, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani, che con la sua predicazione convertì molti Giudei a Cristo e provvide di viveri la città assediata.

– Presso Sassoferrato nelle Marche, beato Alberto, monaco dell’Ordine Camaldolese, insigne per austerità e scrupolosa osservanza della regola.

– All’Aquila, beato Vincenzo, religioso dell’Ordine dei Minori, celebre per umiltà e spirito di profezia.

– Nella città di Gondar in Etiopia, beati Agatangelo (Francesco) Nourry da Vendôme e Cassiano (Gonsalvo) Vaz López-Netto da Nantes, sacerdoti dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martiri, che in Siria, Egitto ed Etiopia cercarono di riconciliare con la Chiesa cattolica i cristiani separati, ma furono per ordine del re d’Etiopia appesi a degli alberi con il loro stesso cordone e lapidati.

– A Lancaster in Inghiltera, beati Martino di San Felice (Giovanni) Woodcock, dell’Ordine dei Frati Minori, Edoardo Bamber e Tommaso Whitaker, sacerdoti e martiri, condannati all’impiccagione per essere entrati da sacerdoti nei domini del re Carlo I.

– A York sempre in Inghilterra, beato Nicola Postgate, sacerdote e martire, che fu appeso al patibolo sotto il re Carlo II a motivo del suo sacerdozio, che per circa cinquant’anni aveva esercitato clandestinamente tra i poveri.

– Nella cittadina di Górka Duchowna vicino a Poznan ́ in Polonia, beato Edmondo Bojanowski, che si adoperò con grande impegno per istruire i poveri e i contadini ai precetti del Vangelo e fondò la Congregazione delle Ancelle dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio.

– A Colima in Messico, san Michele de la Mora, sacerdote e martire, che, nel corso della persecuzione contro la Chiesa, ricevette in quanto sacerdote la corona del martirio.

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