Beata Maria Maddalena (Margherita) Martinengo, religiosa

Questa religiosa cappuccina fu proclamata beata da papa Leone XIII nel 1900. Nacque a Brescia il 4 ottobre 1687 e fu battezzata con il nome di Margherita. Era figlia del conte Leopardo, capitano della Repubblica Veneta. A soli cinque mesi rimase orfana di mamma e crebbe con una salute malferma. All’età di cinque anni scelse la Madonna come modello di vita. A dieci anni fu accolta da due zie suore agostiniane, nel loro istituto, per portare a termine la sua istruzione.

Due anni dopo, però, si recò dalle Benedettine dove c’erano altre due zie religiose che volevano darle una posizione sociale. Lei a tredici anni fece voto segreto di verginità.

Quando tre anni dopo le proposero un possibile matrimonio, ammise che voleva farsi cappuccina ma trovò ferma opposizione. Fece un periodo di prova proprio dalle Cappuccine, poi un viaggio col padre a Venezia. Tornata a casa decise di entrare in monastero. Era l’8 settembre 1705 e scrisse: «Che spasimo provai quando feci l’ingresso! Diedi quel passo con tanta violenza che credo di certo non sarà più grande quella del separarsi l’anima dal corpo». Prese il nome di Maria Maddalena, prima testimone del Risorto. La vita della comunità era scandita dalla preghiera, cinque ore di giorno e tre di notte, e dal lavoro tra cui coltivare l’orto, accudire agli animali e cucinare. La beata accettò umilmente di svolgere tutti i servizi e sviluppò un rapporto profondo con il Signore.

Alcune ore della notte, invece di riposare, le passava in preghiera. «Quanto più mi profondo nel mio niente, tanto più mi perdo in Dio e mi scordo del tutto di me»: queste erano le sue parole quando parlava del suo rapporto con lo sposo.

Amava molto il silenzio ma era anche abile nel parlare e nel realizzare composizioni poetiche. Il Venerdì Santo del 1721 ebbe il dono dello sposalizio mistico e alle consorelle disse: «Pensate un po’ se il Signore vuol fare a me miserabile tali favori». La sua fama si diffuse rapidamente Brescia.

A trentasei anni fu nominata maestra delle novizie e questo suscitò gelosie da parte di alcune suore che l’avversarono. Nel 1732 fu eletta badessa.

Il 18 luglio 1734 fu colpita dalla tubercolosi che si diffuse rapidamente. Nella sofferenza esclamava: «Io spero di aver presto a morire per tante cose ch’essi non sanno. Sono tutta in Dio, non penso ad altro».

Morì il 27 luglio 1737. Le sue reliquie sono venerate nella chiesa del monastero delle Clarisse Cappuccine a Brescia.

 

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

 

i santi Sette Dormienti di Efeso, che, come si racconta, subíto il martirio, riposano in pace, in attesa del giorno della resurrezione.

– A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, san Pantaleone, martire, venerato in Oriente per avere esercitato la sua professione di medico senza chiedere in cambio alcun compenso.

– A Lons-le-Saunier sul massiccio del Giura in Francia, san Desiderato, che si ritiene sia stato vescovo di Be- sançon.

– A Roma nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria, san Celestino I, papa, che, solerte nel difendere la Chiesa e nel dilatarne i confini, per primo istituì l’episcopato in Inghilterra e in Irlanda e diede il suo sostegno al Concilio di Efeso nel salutare la beata Maria come Madre di Dio in opposizione a Nestorio.

– Vicino ad Antiochia in Siria, san Simeone, monaco, che visse per lunghi anni su una colonna, assumendo per questo anche il nome di Stilita, uomo di vita e di condotta degne di ammirazione.

– A Loches sul fiume Indre nel territorio di Tours in Francia, sant’Orso, abate, padre di molti cenobi, celebre per lo straordinario spirito di astinenza e altre virtù.

– A Ravenna, sant’Ecclesio, vescovo, che fu compagno di papa san Giovanni I nel resistere alle crudeltà del re Teodorico e, dopo averle lui solo superate, portò la sua Chiesa a nuovo splendore.

– Nella regione di Béarn presso i Pirenei nella Guascogna francese, san Galattorio, onorato come vescovo di Lescar e martire.

– Nella località di Mantineion presso Eskihisar in Onoriade, nell’odierna Turchia, santa Antusa, vergine, che, monaca, fu battuta con le verghe e condannata all’esilio sotto l’imperatore Costantino Copronimo per aver difeso il culto delle sacre immagini e, fatto infine ritorno in patria, morì in pace.

– A Córdova nell’Andalusia in Spagna, santi martiri Giorgio, diacono e monaco siro, Aurelio e Sabigoto (Natalia), coniugi, e Felice e Liliosa, ugualmente coniugi, che durante la persecuzione dei Mori, mossi dal desiderio di testimoniare la fede in Cristo, gettati in carcere non cessarono mai di lodare Cristo e morirono, infine, decapitati.

– A Ohrid nell’Illirico, nell’odierna Macedonia, san Clemente, vescovo di Drama, che, insigne per cultura e conoscenza delle sacre lettere, portò al popolo dei Bulgari la luce della fede. Insieme a lui vengono commemorati i santi vescovi Gorazdo, Nahum, Saba e Angelario, che proseguirono in Bulgaria l’opera dei santi Cirillo e Metodio.

– Nel cenobio di Garsten in Stiria, nell’odierna Austria, beato Bertoldo, abate, al quale avevano facile accesso i penitenti in cerca di consiglio o quanti fossero in cerca di aiuto.

– A Piacenza, beato Raimondo Palmerio, padre di famiglia, che, perduti la moglie e il figlio, fondò un ospizio per accogliere i poveri.

– A Faenza in Romagna, beato Nevolone, insigne per le sacre peregrinazioni, l’austerità di vita e la disciplina eremitica.

– Ad Amelia in Umbria, beata Lucia Bufalari, vergine, sorella del beato Giovanni da Rieti, delle Oblate dell’Ordine di Sant’Agostino, insigne per il suo spirito di penitenza e lo zelo per le anime.

– A Stafford in Inghilterra, beato Roberto Sutton, sacerdote e martire, impiccato per il suo sacerdozio sotto la regina Elisabetta I.

– A Beaumaris in Galles, beato Guglielmo Davies, sacerdote e martire, che nella medesima persecuzione, per il solo suo sacerdozio, dopo aver pregato per i presenti, subì lo stesso supplizio.

– Nella cittadina di Ollería nel territorio di Valencia in Spagna, beato Gioacchino Vilanova Camallonga, sacerdote e martire, che in tempo di persecuzione contro la fede raggiunse la gloria celeste.

– Nel villaggio di Llisà presso Barcellona sempre in Spagna, beato Modesto Vegas Vegas, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che nella stessa persecuzione contro la fede versò il suo sangue per Cristo.

– A Barcellona sempre in Spagna, beati Filippo Hernández Martínez, Zaccaria Abadía Buesa e Giacomo Ortíz Alzueta, religiosi della Società Salesiana e martiri, che patirono il martirio sempre nella stessa persecuzione.

– Ad Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, beata Maria Clemente di Gesù Crocifisso Staszewska, vergine dell’Ordine di Sant’Orsola e martire, che, durante la guerra, relegata per la sua fede nel disumano carcere di questo campo di sterminio, morì logorata dalle torture.

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