San Lorenzo da Brindisi, sacerdote cappuccino e dottore della Chiesa

Nacque a Brindisi il 22 luglio 1559 da Guglielmo Russo e da Elisabetta Masella. Si conosce molto poco della sua infanzia, trascorsa nella città natale, ove ricevette la prima formazione. Rimasto orfano di padre, fu accolto dai conventuali brindisini, tra i quali frequentò con profitto la scuola. Morta più tardi anche la madre, si trasferì ormai adolescente a Venezia presso uno zio sacerdote, con il quale approfondi la sua formazione culturale e spirituale. A Venezia gli fu possibile conoscere e frequentare i cappuccini, che dimoravano in un umile convento presso la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, nell’isola della Giudecca. Fu subito attratto dalla loro vita povera e austera, e presto domandò e ottenne di entrare nell’Ordine.

 

Indossato l’abito cappuccino a Verona il 19 febbraio 1575, fra Lorenzo compi con fervore l’anno di noviziato, vera scuola di ascesi e di santità, ed emise la professione religiosa il 24 marzo 1576. In seguito, prima a Padova poi a Venezia, intraprese lo studio della filosofia e della teologia, mostrando subito un’eccezionale acutezza intellettuale e un’insaziabile sete di sapere; diede importanza particolare alla sacra Scrittura, che apprese tutta a memoria, perfezionandosi anche nelle lingue bibliche. Più di tutto però si applicò all’acquisto della perfezione religiosa seguendo la scuola bonaventuriana, che privilegiava il fervore della volontà e l’ascensione dello spirito.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, ricevuta dalle mani del patriarca di Venezia Giovanni Trevisan il 18 dicembre 1582, principale attività di Lorenzo fu il ministero della predicazione. Già da diacono aveva predicato un’intera quaresima nella chiesa veneziana di San Giovanni Nuovo: ora percorre tutta l’Italia impegnato nell’annunzio della parola di Dio. Era per questo compito favorito da tutto un corredo di doti fisiche, intellettuali e spirituali, che lo rendevano un vero e fecondo oratore: secondo la scuola francescana, la sua predicazione era saldamente fondata sulla Scrittura, da lui proclamata con lucidità di pensiero e ricchezza espressiva. Sono innumerevoli gli episodi di conversioni che si moltiplicavano attorno a lui, spesso anche tra i non cristiani, come avvenne a Roma dal 1592 al 1594, quando predicò agli ebrei per incarico delle autorità pontificie.

Presto Lorenzo fu chiamato a compiti di responsabilità e di governo. Dal 1583 al 1586 svolse l’ufficio di lettore, e nel triennio seguente, dal 1586 al 1589, esercitò l’incarico di guardiano e maestro dei novizi. Nel 1590 fu eletto provinciale di Toscana. Dal 1594 al 1597 fu provinciale di Venezia e venne chiamato allo stesso compito per la provincia svizzera nel 1598. Due anni prima, nel 1596, era stato eletto definitore generale.

Fondamentale fu l’azione di Lorenzo per la diffusione dell’Ordine cappuccino nella Mitteleuropa. Dopo la fondazione del convento di Innsbruck, nel 1593, toccò a lui accettare il sito per il nuovo convento di Salzburg, fondato tre anni dopo. In territorio imperiale fu fondato ancora nel 1597 un convento nella città di Trento. In seguito a pressanti richieste dell’arcivescovo di Praga Zbynek Berka von Duba, fu deciso nel capitolo generale del 1599 di inviare nella capitale della Boemia il cappuccino di Brindisi a capo di un gruppo di confratelli. L’arrivo a Praga, avvenuto nel novembre 1599, fu subito caratterizzato da innumerevoli difficoltà, causate soprattutto dalla popolazione, in gran parte di tendenze riformistiche e anticattoliche. Un’intensa attività apostolica, centrata sul ministero della predicazione e su un dialogo aperto e familiare, ebbe come frutto la fondazione di un convento e il ritorno alla fede cattolica di molta gente, conquistata dalle convincenti argomentazioni del cappuccino e soprattutto dalla sua fama di santità. Due nuovi insediamenti per i cappuccini furono fondati da Lorenzo nel corso del 1600 a Vienna e a Graz. Un fatto importante fu la sua partecipazione alla crociata antiturca: nonostante l’inettitudine dei comandanti, fu possibile all’esercito cristiano, spiritualmente sostenuto e incoraggiato dal cappuccino, ottenere nell’ottobre 1601 l’importante vittoria di Albareale.

Nel capitolo generale del 24 maggio 1602 Lorenzo fu eletto generale dei cappuccini: tale nuova carica comportava in primo luogo la visita di tutti i frati. L’Ordine si configurava allora suddiviso in trenta province con circa novemila religiosi, sparsi in tutta Europa: era compito del generale visitare tutte le province e incontrare i frati, esortando e incoraggiando tutti. Il generale risali l’Italia, visitò la Svizzera, passò per la Franca Contea e per la Lorena; a metà settembre era nei Paesi Bassi e trascorse l’inverno visitando le province francesi di Parigi, Lione, Marsiglia e Tolosa. Nel primo semestre del 1603 era in Spagna, da dove ritornò in Italia, effettuando la visita a Genova, prima di recarsi in Sicilia e nel Meridione. Nonostante le marce massacranti, continuò sempre ad osservare rigorosamente le rigide consuetudini dell’Ordine, i prolungati digiuni e le severe astinenze.

Dopo il triennio di generalato, fu inviato da Paolo V in Baviera e in Boemia. Oltre all’attività apostolica, svolse un’abile opera diplomatica tra il duca di Baviera Massimiliano di Wittelsbach e le autorità imperiali, che sfociò nella costituzione di una lega cattolica da opporre alla Unione evangelica, stretta tra luterani e calvinisti e tesa a dividere gli stati cattolici per trarne vantaggi territoriali. A tale scopo Lorenzo effettuò numerosi viaggi tra Monaco e Praga, e dovette recarsi anche in Spagna, ove riuscì a convincere Filippo III ad appoggiare la lega e ad aiutarla finanziariamente. In seguito, per circa un triennio, dal 1610 al 1613, risiedette a Monaco come rappresentante della Santa Sede. Nel capitolo generale del 1613, eletto per la terza volta definitore generale, fu inviato come visitatore nella provincia di Genova, ove però venne acclamato come provinciale. Solo nel 1616 potè fare ritorno alla sua provincia di Venezia e dedicarsi a un periodo più intenso di ritiro e di preghiera.

Caratteristiche particolari della sua spiritualità, tipicamente francescana e cristocentrica, furono il culto dell’Eucaristia e la devozione alla Madonna. La santa messa, da lui celebrata con fervore incontenibile e ardenti invocazioni, si prolungava normalmente per una, due o tre ore, e spesso, in seguito a un indulto di Paolo V, anche fino a otto, dieci e dodici ore. Alla Vergine Maria egli attribuiva ogni dono e ogni grazia, e nulla risparmiava per diffonderne la devozione.

Nonostante la sua aspirazione alla vita ritirata, dovette spesso interromperla, su ordine del papa, per missioni diplomatiche finalizzate alla pace e alla concordia. È quello che fece nel 1614, quando trattò la resa dei piemontesi assediati in Oneglia; o nel 1616, quando intervenne per tentare un accomodamento tra spagnoli e piemontesi a Candia Lomellina. Nel 1618 riuscì ad ottenere la pace tra il governatore di Milano don Pedro di Toledo e il granduca di Savoia Carlo Emanuele I.

Nell’autunno del 1618 si trovò coinvolto nel tentativo di riportare serenità e pace nei Regno di Napoli, ove lo sfrenato e prepotente viceré don Pedro Téllez Girón duca di Osuna commetteva soprusi e angherie. Rappresentanti della nobiltà e del popolo si rivolsero al santo cappuccino, che ancora una volta dovette sottoporsi alle difficoltà di un lungo viaggio alla corte di Madrid. Quando le trattative stavano ormai per avere effetto positivo, Lorenzo si ammalò gravemente. Stremato dalle fatiche e dalle sofferenze, malgrado l’assistenza dei medici del re, morì il 22 luglio 1619, all’età di 60 anni. Il suo corpo fu trasportato a Villafranca del Bierzo (Galizia), ove fu tumulato nella chiesa del monastero delle francescane scalze.

Nonostante i gravosi compiti di governo all’interno dell’Ordine e la fervida attività diplomatica esterna, Lorenzo da Brindisi ebbe modo di stendere numerosi scritti, che tra il 1928 e il 1956 sono stati raccolti nell’edizione dell’Opera omnia.

A soli quattro anni dalla morte di Lorenzo da Brindisi fu introdotto dal generale dell’Ordine Clemente da Noto il processo di canonizzazione. Lunghe battute di arresto si verificarono per il noto decreto di Urbano VIII e in seguito per critici eventi di natura politico-religiosa. La beatificazione ebbe luogo per opera di Pio VI il 23 maggio 1783, e circa cento anni dopo fu possibile conseguire la sua iscrizione nell’albo dei santi, effettuata da Leone XIII l’8 dicembre 1881. Dopo l’esame delle sue opere, definite “veri tesori di sapienza”, Giovanni XXIII, il 19 marzo 1959, proclamò il santo brindisino Dottore della Chiesa.

Nell’iconografia i motivi più ricorrenti sono quelli che si ispirano alla celebrazione della messa e alla scienza del santo, che viene rappresentato in atto di scrivere le sue opere. Un terzo motivo è quello della battaglia di Albareale contro i turchi.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Marsiglia nella Provenza in Francia, san Vittore, martire.

– Presso Homs in Siria, san Simeone, detto il Folle, che, mosso dallo Spirito Santo, desiderò essere ritenuto stolto per Cristo e disprezzato tra gli uomini. Insieme a lui si commemora san Giovanni, eremita, che fu per circa trent’anni compagno di san Simeone nella santa peregrinazione e nell’ere- mo presso il lago di Mareotide in Egitto.

– A Roma, commemorazione di santa Prassede, sotto il cui nome fu dedicata a Dio una chiesa sul colle Esquilino.

– A Strasburgo in Borgogna, sant’Arbogasto, vescovo.

– Nel braccio di mare antistante Rochefort sulla costa francese in una sordida galera ferma all’ancora, beato Gabriele Pergaud, sacerdote e martire, che, canonico regolare di Beaulieu nel territorio di Saint Brieuc, durante la Rivoluzione francese fu per il suo sacerdozio trascinato fuori dal- l’abbazia e, gettato in carcere, ottenne la corona del martirio colpito da malattia.

– Presso Yanzibian vicino a Yangpingguan in Cina, sant’Alberico Crescitelli, sacerdote del Pontificio Istituto per le Missioni estere e martire, che, durante la persecuzione dei Boxer, crudelmente percosso quasi a morte, il giorno seguente fu trascinato lungo un selciato con i piedi legati fino al fiume, dove, fatto a pezzi e infine decapitato, ricevette la corona del martirio.

– Sulla strada verso Daining nei pressi di Yongnian nella provincia dello Hebei sempre in Cina, passione di san Giuseppe Wang Yumei, martire nella medesima persecuzione.

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