Santa Flavia Domitilla, martire

Eusebio di Cesarea, nella Storia Ecclesiastica (III, 18, 4) scrive: «Tramandano che nell’anno quindicesimo di Domiziano, Flavia Domitilla, nipote, per parte della sorella, di Flavio Clemente, che fu allora uno dei consoli di Roma (95 d.C), insieme con numerose altre persone fu deportata nell’isola di Ponza per avere confessato Cristo». A sua volta, Dione Cassio, nella Historia romana (LXVII, 13-14), afferma che l’imperatore Domiziano «tolse la vita, con molti altri, anche a Flavio Clemente, benché fosse suo cugino e avesse in moglie Flavia Domitilla, ella pure sua consanguinea. Tutti e due furono accusati di ateismo, e di ciò anche altri, sviatisi dietro le costumanze dei Giudei, ebbero condanna, chi di morte, chi di confisca. Domitilla fu soltanto relegata nell’isola di Pandataria».

Dai citati passi dei due storici, dunque, risulta che, sul finire del I sec, due matrone, aventi l’una e l’altra il nome di Domitilla e imparentate l’una e l’altra con la famiglia imperiale dei Flavi, furono condannate per la loro adesione alla fede cristiana. Dione Cassio, per l’esattezza, parla nei confronti della Domitilla relegata a Pandataria (oggi Ventotene), non di Cristianesimo, bensì di «ateismo», ma è noto che questa era l’accusa rivolta dagli idolatri ai primi seguaci di Cristo.

Alcuni studiosi, fra i quali il Mommsen, l’Aubé e lo Styger, ritennero di poter identificare in una sola persona le due Domitille, supponendo errori o confusioni degli storici ma, il De Rossi sostenne giustamente la diversità dei due personaggi, ristabilendo la genealogia delle loro famiglie. E questa conferma che la Domitilla citata da Eusebio, era nipote di Flavio Clemente, mentre quella ricordata da Dione Cassio era moglie del console martire, dal quale ebbe sette figli. A tal proposito, di grande importanza è l’iscrizione mutila ritrovata nel sec. XVIII nell’area del Cimitero sulla Via Ardeatina e che qui riportiamo con le integrazioni proposte dal Mommsen : «tatia baucyl (la…nu) / trix septem lib (erorum pronepotum) / divi vespasian(i filiorum FI. Clementis et) flaviae DOMiTiL(lae uxoris eius, divi) / vespasiani neptis a (ccepto loco e) / ius beneficio hocSEPULCHRU(m feci) / MEIS LIBERTIS lIBERTABUSpo (sterisque eorum). L’iscrizione, conservata oggi nella parete di fondo della basilica dei SS. Nereo e Achilleo in detto Cimitero, precisa, dunque, che Tazia Baucilla, nutrice dei sette figli di Flavio e di Flavia Domitilla, ottenne da quest’ultima il terreno per un sepolcro. Nel documento epigrafico si precisa, inoltre, che Flavia Domitilla era «neptis», cioè nipote di Vespasiano, padre di Domiziano, confermando, così, l’affermazione di Dione Cassio secondo la quale la moglie di Flavio Clemente era «consanguinea» dello stesso Domiziano.

In merito, poi, alle «confusioni» nelle quali sarebbero incorsi gli storici nell’indicare i luoghi di relegazione delle due Domitille, Umberto Fasola sottolinea che le isole di Ponza e di Ventotene erano troppo tristemente note per essere confuse l’una con l’altra. A Ponza, infatti, furono relegati le figlie di Caligola e un figlio di Germanico e a Ventotene furono confinate Giulia, figlia di Augusto, Agrippina, moglie di Germanico e Ottavia moglie di Nerone.

La venerazione per la Flavia Domitilla relegata a Ponza è antichissima: s. Girolamo (Ep. ad Eustoch. 108) dice che la vedova Paola, nel suo viaggio verso Oriente, visitò nell’isola il luogo dove la santa « longum martyrium duxerat ». Peraltro, il nome di Domitilla non figura né nella Depositio Martyrum, né nel Martirologio Geronimiano : la festa di essa, al 12 magg., non è anteriore al IX sec. e fu introdotta nei libri liturgici per influsso del Martirologio di Floro, il quale la incluse nel suo elenco probabilmente per errore, scambiando un flavi(us) ricordato nel Geronimiano sotto la data del 7 magg.

Le notizie su Flavia Domitilla che figurano nella passio leggendaria (V-VI sec.) non hanno alcuna attendibilità: fra l’altro, in essa, si parla di due «eunuchi», Nereo e Achilleo, i quali avrebbero convertito Domitilla alla fede cristiana, mentre dal carme damasiano dedicato ai due martiri sappiamo che essi prima della conversione erano militari a servizio del persecutore. L’esistenza, però, delle due Domitille e la loro condanna all’esilio per aver abbracciato il Cristianesimo sono fatti inoppugnabili, come dimostrano chiaramente i documenti. Il corpo d’una Flavia Domitilla è venerato nel titolo dei SS. Nereo ed Achilleo, traslatovi da S. Adriano dal Baronio.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santi Flavio e quattro compagni, martiri.

– Presso Le Mans in Francia, san Cenerico, monaco e diacono, che, dopo aver visitato i sepolcri dei santi Martino di Tours e Giuliano di Le Mans, passò la vita in solitudine e austerità.

– A Beverley in Northumbria, nell’odierna Inghilterra, transito di san Giovanni, vescovo prima di Hexham e poi di York, che associò l’impegno pastorale alla preghiera personale e, deposto l’incarico, visse per il resto della sua vita come monaco nel monastero da lui stesso fondato in questo luogo.

– Nel monastero di Niedernburg nella Baviera, in Germania, beata Gisella, che, sposata con santo Stefano re d’Ungheria, aiutò il marito nell’opera di propagazione della fede e, dopo la sua morte, spogliatasi di tutti i suoi beni e in esilio dal regno, si ritirò in questo monastero, di cui fu poi badessa.

– A Kiev nell’odierna Ucraina, sant’Antonio, eremita, che proseguì nel monastero delle Grotte la vita monastica che aveva appreso sul monte Athos.

– A Cremona, beato Alberto da Bergamo, contadino, che sopportò con pazienza i rimproveri della moglie per la sua eccessiva generosità verso i poveri e, lasciati i campi, visse povero come frate della Penitenza di San Domenico.

– A Roma, santa Rosa Venerini, vergine di Viterbo, che insieme alle Maestre Pie aprì le prime scuole in Italia per l’istruzione della gioventù femminile.

– A Genova, sant’Agostino Roscelli, sacerdote, che istituì la Congregazione delle Suore dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria per la formazione delle fanciulle.

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