Tutti i Santi

La festa di tutti i Santi il 1° novembre si diffuse nell’ Europa latina nei secoli VIII-IX. Poi si iniziò a celebrarla anche a Roma, fin dal secolo IX. Un’ unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, intimamente unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente sulla terra. Quella di Ognissanti è una festa di speranza: “l’assemblea festosa dei nostri fratelli” rappresenta la parte eletta e sicuramente riuscita del popolo di Dio; ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera: la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere straordinarie, ma con il compimento fedele della grazia del battesimo.

 

Qual è il significato di questa festa?

Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze. Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’ amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.

Cosa dice il Martirologio Romano?

Con la Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria in un unico giubilo di festa la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla maestà divina nei secoli eterni.

Cos’è la comunione dei santi?

«La nostra partecipazione alla redenzione del Cristo», ha scritto don Divo Barsotti, «implica una partecipazione all’uomo della vita divina, di una grazia però che non è un bene esclusivo e non lo diviene mai, ma tanto più si partecipa quanto più anche diviene comune. Ora, proprio per questo motivo, la comunione delle cose sante diviene naturalmente e necessariamente la Comunione dei santi. Se la grazia di Dio non si comunica all’uomo che aprendo l’uomo ad una universale comunione, ne viene precisamente che, quanto più l’uomo partecipa di questi doni divini, tanto più anche comunica con gli altri uomini, vive una comunione di amore con tutti quelli che partecipano ai medesimi beni. Per la carità di Dio l’uomo non si apre soltanto a Dio, non entra in comunione soltanto con la divinità, ma acquista una sua trasparenza onde l’anima può comunicare con tutte le altre anime, può vivere un rapporto di amore anche con tutti i fratelli. Il peccato ci ha divisi, ci ha opposti gli uni agli altri e ci ha separati, ci ha reso opachi, impenetrabili all’amore; la grazia invece ci dona questa nuova trasparenza, ci dona questa nuova possibilità di comunione di amore. Ed è questo precisamente allora l’effetto della grazia divina: che cioè noi viviamo la vita di tutti e tutti vivono della nostra medesima vita; non c’è più nulla di proprio che non sia, anche qui, di tutti. Quanto più noi siamo ricchi e partecipiamo agli altri i nostri beni, tanto più dell’altrui bene noi viviamo. Un santo tanto più è santo quanto più è privo di ogni difesa nel suo amore, quanto meno è chiuso nella sua ricchezza».

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Terracina sulla costa del Lazio, san Cesario, martire.

– A Digione nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Benigno, venerato come sacerdote e martire.

– A Clermont-Ferrand in Aquitania, nell’odierna Francia, sant’Austremonio, vescovo, che si dice abbia predicato in questa città la parola di salvezza.

– A Parigi sempre in Francia, san Marcello, vescovo.

– Nel territorio di Bourges in Aquitania, san Romolo, sacerdote e abate.

– A Tivoli nel Lazio, san Severino, monaco.

– A Milano, san Magno, vescovo.

– A Bayeux nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Vigore, vescovo, che fu discepolo di san Vedasto.

– Ad Angers in Neustria, sempre in Francia, san Licinio, vescovo, al quale il papa san Gregorio Magno raccomandò alcuni monaci diretti in Inghilterra.

– A Larchant nella regione del Gâtinais in Francia, san Maturino, sacerdote.

– Nel territorio di Thérouanne nell’odierna Francia, sant’Audomaro, che fu discepolo di sant’Eustasio abate di Luxeuil e, nominato vescovo di Thérouanne, rinnovò la fede cristiana di questa regione.

– A Borgo Sansepolcro in Umbria, beato Raniero d’Arezzo, religioso dell’Ordine dei Minori, che rifulse per umiltà, povertà e pazienza.

– A Lisbona in Portogallo, beato Nonio Álvarez Pereira, che fu dapprima comandante generale delle forze armate del regno e poi, accolto come oblato nell’Ordine dei Carme- litani, condusse vita povera e nascosta in Cristo.

– A Shimabara in Giappone, beati Pietro Paolo Navarro, sacerdote, Dionigi Fujishima e Pietro Onizuka Sandayu, religiosi, della Compagnia di Gesù, e Clemente Kyuemon, martiri, messi al rogo in odio alla fede cristiana.

– Nella città di Hai Du’o’ng nel Tonchino, ora Vietnam, santi martiri Girolamo Hermosilla e Valentino Berrio Ochoa, vescovi, e Pietro Almató Ribeira, sacerdote, dell’Ordine dei Predicatori, decapitati per ordine dell’imperatore Tu’ Dúu’c.

– A Monaco di Baviera in Germania, beato Ruperto Mayer, sacerdote della Compagnia di Gesù, che, solerte nella direzione dei fedeli, nell’assistenza ai poveri e agli operai e nella predicazione della parola di Dio, subì le persecuzioni dell’empio regime nazista, dapprima deportato in un campo di prigiona e poi in un monastero senza più alcun contatto con i fedeli.

– Nella cittadina di Mukacevo in Ucraina, beato Teodoro Giorgio Romzsa, vescovo e martire, che, in tempo di proibizione della fede, meritò di conseguire la palma della gloria per aver conservato la fedeltà alla Chiesa.

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