Sant’ Ignazio da Laconi, frate cappuccino

La Sardegna è terra di fede e di devozione. Nuraghe ed uno spettacolo naturale da mozzare il fiato è il luogo nel quale la storia si incontra con quel paesaggio che fa la realtà.

In tale ambiente, il 17 dicembre 1701 nacque Vincenzo Peis. Se è vero che nei Promessi Sposi, don Abbondio si domanda chi fosse Carneade, anche noi oggi ci chiediamo cosa si celi dietro a questo sconosciuto nome. E la risposta è Sant’Ignazio da Laconi. Tanto per definirlo, anche se la parola cede il posto alla santità, Grazia Deledda lo definì “L’uomo più ricordato del Settecento sardo”.

Nato da una modesta famiglia, a Laconi, in provincia di Nuoro, fino al 1721 attese alla semplice vita dei campi. Ma, all’improvviso, una malattia lo condusse al voto che se si fosse salvato sarebbe entrato fra i Cappuccini. Alla base del proposito, non c’era solo il ringraziamento o un’offerta fatta a Dio, della propria esistenza, ma una scelta, maturata dopo aver visto come vivevano quei religiosi. Povertà, preghiera e giocondità regnavano nella loro esistenza. E questo deve aver attirato il giovane Vincenzo. Ristabilitosi si dimentica del voto ed un’incidente a cavallo, lo porta al ricordo ed a bussare al convento dei Cappuccini della Provincia di Sardegna.

Vinte le prime resistenze, fu ammesso al noviziato. Era il 10 novembre 1721. Trascorso il consueto anno di prova ed appresa la Regola serafica, cambiato il nome, secondo gli usi cappuccini, divenne fra Ignazio da Laconi. Girò,secondo l’obbedienza, differenti conventi, in qualità di fratello laico e questuante. Vivente era chiamato, dalla gente, Padre santo, per il bene che seminava dove andava.

Ricopri questo incarico fino al 1741, anno in cui smise a causa di una triste malattia agli occhi, che lo condusse, quasi alla cecità. Sopportò l’infermità con quella fede e quella forza di volontà, che illustra la sua gente e con la gioia con la quale era vissuto, spirò 11 maggio 1781, nel convento di Cagliari. Aveva ottant’anni.

Raccontare i vari fatti meravigliosi che si sono tramandati sulla vita di questo testimone del Cristo è un’impresa veramente ardua. I testimoni e le persone che lo hanno conosciuto, lo ricordano come un religioso, gioioso e completamente assorto, nella preghiera.

Sempre pronto a dare una mano ed un soccorso ai poveri ed ai più bisognosi. Aveva vari doni: da quello della conoscenza del cuore alla profezia, ma brillava in umiltà. Si sentiva il più piccolo e povero. Ciò lo aveva appreso alla scuola di San Francesco, il quale voleva che i suoi frati comparassero, sempre se stessi dinanzi a Dio.

Innamorato della Madonna la invocava nella preghiera del Santo rosario, che accompagnava la sua giornata e la salutava, in modo particolare, nella statua che si trovava nel suo convento. Qui la Vergine guardava il suo umile servo, con quell’amore che una madre riversa per un figlio e questo aveva il nome di Ignazio da Laconi.

Venne canonizzato da papa Pio XII il 21 ottobre 1951

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– Nell’Africa Bizacena, san Maiúlo, martire di Adrumeto, condannato alle fiere.

– A Roma al ventiduesimo miglio della via Salaria, sant’Ántimo, martire.

– A Bisanzio, san Mozio, sacerdote e martire.

– A Vienne nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Mamerto, vescovo, che nell’imminenza di una calamità istituì in questa città il solenne triduo di litanie in preparazione all’Ascensione del Signore.

– A Varennes nel territorio di Langres in Francia, san Gengolfo.

– Presso Sauvigny in Borgogna, ora in Francia, transito di san Maiólo, abate di Cluny, che, fermo nella fede, saldo nella speranza, ricco di carità, riformò molti monasteri in Francia e in Italia.

– Nel monastero di Esterp nel terrritorio di Limoges in Francia, san Gualterio, sacerdote, che fu rettore dei canonici e, educato fin da piccolo nel servizio di Dio, rifulse per la mansuetudine verso i fratelli e la carità verso i poveri.

– A Verrucchio in Romagna, beato Gregorio Celli, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che, scacciato dal monastero dai suoi confratelli, si dice sia morto tra i Frati Minori sul monte Carnerio.

– A York in Inghilterra, beati martiri Giovanni Rochester e Giacomo Walworth, sacerdoti e monaci della Certosa di Londra, che sotto il re Enrico VIII per la loro fedeltà alla Chiesa furono appesi con delle catene ai merli delle mura della città fino alla morte.

– A Napoli, san Francesco De Geronimo, sacerdote della Compagnia di Gesù, che a lungo si dedicò alle missioni popolari e alla cura pastorale degli abbandonati.

– A Saigon in Cocincina, ora Vietnam, san Matteo Lê Van Gñâm, martire, che, per avere introdotto nella regione con la sua barca i missionari provenienti dall’Europa, fu arrestato e, dopo un anno di carcere, decapitato per decreto dell’imperatore Thiê.u Tri.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *