Sant’ Ilario di Arles, vescovo

Il Sant’Ilario festeggiato in data odierna, vescovo di Arles, non è assolutamente da confondere con l’omonimo e più celebre santo di Poitiers. Ilario di Arles discendeva da un’aristocratica famiglia imparentata con Sant’Onorato di Arles. Assai probabilmente fu educato in una scuola di retorica e la sua conversione venne descritta da Onorato in uno stile che ricalca le “Confessioni” di Sant’Agostino. Ricco di doni naturali, decise di farsi monaco sull’isola di Lérins nel celebre complesso monastico fondato appunto dall’amico Onorato con l’aiuto di San Caprasio. Qui però non rimase a lungo, perché l’amico lo volle con sé quando venne eletto vescovo di Arles. Tentò in seguito di fare ritorno a Lérins, ma alcuni messaggeri della città di Arles lo inseguirono per comunicargli la sua elezione a vescovo in seguito alla prematura scomparsa di Onorato nel 430. Ilario aveva allora solo ventinove anni.

Nella vita episcopale cercò di coniugare la vita monastica a quella impostagli dall’esercizio del nuovo ministero, per esempio riservando un determinato tempo al lavoro manuale devolvendo il ricavato in elemosina. In svariate occasioni devolvette il ricavato della vendita di vasi sacri per il riscatto dei prigionieri. Promosse la costruzione di nuovi monasteri nella sua diocesi ed intraprese la visita di quelli già esistenti. Si dimostrò anche pieno di zelo nei rapporti con gli altri vescovi vicini, nei confronti dei quali rivendicò una giurisdizione metropolitana, come già alcuni suoi predecessori.

Ilario giunse al punto di deporre il vescovo Calcedonio, che immediatamente si appellò al papa San Leone Magno, ed a nominare il successore di un vescovo assai malato che però non morì. Ilario stesso si recò a Roma, ove il papa, giudicandolo poco trattabile, lo lasciò nella sua sede proibendogli però di consacrare nuovi vescovi ed assegnando il titolo di metropolita al vescovo di Fréjus.

Non si sa molto degli ultimi anni della sua vita. Morì nel 449 all’età di soli quarantanove anni, dopo aver instancabilmente lavorato per la sua diocesi e pare riconciliato con San Leone, che infatti si riferì a lui con l’espressione “di beata memoria”. Ilario costituisce forse un esempio di persona dotata di notevole talento, che però ricevette incarichi troppo importanti in giovane età da un influente parente. E’ stata tramandata solamente una sua opera completa: “Sermo de Vita S.Onorati”.

Il Martyrologium Romanum commemora Sant’Ilario di Arles al 5 maggio nell’anniversario della sua nascita al cielo.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– Ad Auxerre nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Gioviniano, lettore e martire.

– Ad Alessandria d’Egitto, sant’Eutimio, diacono e martire.

– Commemorazione di san Massimo, vescovo di Gerusalemme, il quale, dopo che gli era stato cavato un occhio e bruciato un piede con un ferro infuocato, fu condannato dal cesare Massimino Daia ai lavori forzati; lasciato poi libero, fu posto alla guida della Chiesa di Gerusalemme, dove, divenuto celebre per la sua gloriosa confessione di fede, riposò nella pace.

– A Treviri nella Gallia belgica, nell’odierna Germania, san Brittóne, vescovo, che difese il suo gregge dall’eresia priscillianista, ma invano tentò insieme ai santi Ambrogio di Milano e Martino di Tours di opporsi alla ferocia di coloro che vollero la morte di Priscilliano e dei suoi seguaci.

– A Vienne nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Nicezio, vescovo.

– A Milano, san Geronzio, vescovo.

-A Marchiennes nella Gallia belgica, ora in Francia, san Mauronto, abate e diacono, discepolo di sant’Amando.

– A Limoges nella regione dell’Aquitania, in Francia, san Sacerdote, che fu dapprima monaco e abate, poi vescovo, e scelse infine di condurre vita monastica.

– A Hildesheim nella Sassonia in Germania, san Gottardo, vescovo, che, dapprima abate del monastero di Niederaltaich, visitò e istituì altri monasteri; poi, succeduto a san Bernardo in questa sede episcopale, operò per il bene della sua Chiesa, ristabilì nel clero l’osservanza della disciplina religiosa e aprì delle scuole.

– In Calabria, san Leone, eremita, che si dedicò alla contemplazione e alle opere di bene per i poveri e morì ad Áfrico presso Reggio nel monastero da lui stesso fondato.

– A Vençay presso Tours in Francia, sant’Avertino, diacono, che, avendo seguito in esilio san Tommaso Becket, tornato dopo la sua uccisione a Vençais, vi condusse vita eremitica.

– A Licata in Sicilia, sant’Angelo, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani e martire.

– A Recanati nelle Marche, beato Benvenuto Mareni, religioso dell’Ordine dei Minori.

– A Napoli, beato Nunzio Sulprizio, che, orfano, malato di cancrena a una gamba e debole nel corpo, tutto sopportò con animo sereno e gioioso; di tutti si prese cura, consolò benevolmente i compagni di sofferenza e, nonostante la sua povertà, cercò di alleviare in ogni modo la miseria dei poveri.

– A Somasca vicino a Bergamo, beata Caterina Cittadini, vergine, che, rimasta orfana fin da piccola, fu educatrice umile e sapiente; si dedicò con impegno nel curare l’istruzione delle ragazze povere e l’insegnamento della dottrina cristiana, fondando per questo l’Istituto delle Suore Orsoline di Somasca.

– A Dresda in Germania, beato Gregorio Frackowiak, religioso della Società del Verbo Divino e martire, che, gettato in prigione durante la guerra, morì per Cristo con un colpo di scure.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *