San Luigi Maria Grignion da Montfort, sacerdote

“Non credo che una persona possa acquistare un’unione intima con Nostro Signore e una perfetta fedeltà allo Spirito Santo, senza una grandissima unione con la santissima Vergine”. E’questo un caposaldo della spiritualità di Luigi Maria Grignion da Montfort. “Tutta la nostra perfezione – scriveva – consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù” e imitare Maria, vuol dire seguire “la creatura più conforme a Gesù”. Secondo di diciotto figli, era nato il 31 gennaio 1673 da una famiglia bretone profondamente cristiana a Montfort-la-Cane: qui visse solo poche settimane, ricevendo il battesimo un giorno dopo essere venuto alla luce.

Nonostante le difficoltà economiche a 12 anni Luigi frequentò il collegio gesuita di san Tommaso Becket a Rennes, quindi si trasferì a Parigi per studiare alla Sorbona ed entrò nel seminario di San Sulpicio. Ventisettenne, il 5 luglio 1700 nel giorno di Pentecoste, è ordinato sacerdote: i testimoni raccontano che rimase per un giorno intero in adorazione come “un angelo sull’altare”.

Anima orante, ma anche uomo di azione. La sua opera evangelizzatrice da subito si distinse per la difesa della fede cattolica dal razionalismo, dal protestantesimo, dal gallicanesimo e dal diffuso giansenismo. Tra i suoi primi incarichi c’è la nomina a cappellano dell’ospedale di Poitiers. Molto amato dai malati e dai poveri per lo zelo missionario e la dedizione incondizionata nei loro confronti, si attirò però l’inimicizia di alcuni sacerdoti per il comportamento ritenuto eccentrico e fu quindi allontanato dall’incarico.

Dopo due mesi di cammino nel 1706 giunse a Roma e Clemente XI gli conferì il titolo di Missionario Apostolico, gli regalò un crocifisso d’avorio che porterà sempre con sè e lo invitò a dedicarsi all’evangelizzazione della Francia. Prima del rientro in patria, Luigi, che amava definirsi “servo di Maria”, visitò la Santa Casa di Loreto, attratto dalla vita di sottomissione alla Vergine vissuta da Gesù nel focolare di Nazaret. La diocesi di Poitiers continuò ad essergli preclusa, quindi si dedicò alla missione ai popoli rurali della nativa Bretagna e della Vandea e alla edificazione della Chiesa, non solo spirituale, ma anche fisica, ricostruendo materialmente alcune cappelle.

Si segue Maria per “trovare Gesù Cristo”: questa convinzione del Montfort si tradusse in una pastorale fondata sulla centralità del culto alla Vergine, sulla diffusione della preghiera del Rosario e sull’organizzazione di processioni e celebrazioni mariane.

Alla croce non si sottrasse Luigi Maria quando, nonostante la devota stima di cui godeva tra i fedeli, conobbe la sofferenza della persecuzione dentro e fuori la Chiesa. Il vescovo di Nantes ad esempio negò la benedizione del Calvario costruito dal sacerdote, grazie al contributo di molti, al termine della missione a Pontchâteau. L’opera venne distrutta e ricostruita più volte, prima sotto Luigi XIV, poi durante la Rivoluzione Francese. Il missionario mai cedette allo sconforto: “se non possiamo edificare qui la croce – commentava – la edificheremo nel nostro cuore”.

Negli ultimi anni di vita il Montfort fu chiamato a predicare nelle diocesi di Luçon e di La Rochelle dai rispettivi vescovi, apertamente antigiansenisti. Morì di polmonite mentre partecipava ad una missione il 28 aprile 1716 all’età di 44 anni. Al suo capezzale si radunò tutto il popolo per ricevere la benedizione. Beatificato da Leone XIII nel 1888, canonizzato da Pio XII nel 1947, è inserito nel calendario generale della Chiesa nel 1996 da san Giovanni Paolo II, che dalla sua spiritualità ha tratto il motto del pontificato “Totus tuus”. Fondatore della Compagnia di Maria (1705) e delle Figlie della Sapienza (1703), san Luigi Maria è ricordato per gli scritti mariani come il Trattato della vera devozione alla santa Vergine, redatto nel 1712, rimasto nascosto per 150 anni in un cofano, ritrovato nel 1842, pubblicato l’anno seguente e oggi, tradotto in tutte le lingue e divenuto punto di riferimento della spiritualità mariana mondiale.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

san Pietro Chanel, sacerdote della Società di Maria e martire, che nel suo ministero si adoperò nella cura della gente di campagna e nell’istruzione dei bambini; mandato poi insieme ad alcuni compagni ad annunciare il Vangelo nell’Oceania occidentale, approdò all’isola di Futúna, dove la comunità cristiana era ancora del tutto assente. Pur ostacolato da molte difficoltà, mantenendo un contegno di singolare mansuetudine riuscì a convertire alcuni alla fede, tra i quali il figlio del re, che furibondo ne ordinò l’uccisione, facendo di lui il primo martire dell’Oceania.

– A Béziers nella Gallia narbonense, ora in Francia, sant’Afrodisio, venerato come primo vescovo di questa città.

– A Nicomedia, santi Eusebio, Caralampo e compagni, martiri.

– A Ravenna, commemorazione di san Vitale: in questo giorno, come si tramanda, sotto il suo nome fu dedicata a Dio la celebre basilica in quella città. Egli insieme ai santi martiri Valeria, Gervasio, Protasio e Ursicino è da tempo immemorabile venerato per l’impavida fede tenacemente difesa.

– A Silistra, in Mesia, nell’odierna Bulgaria, santi Massimo, Dada e Quintiliano, martiri durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano.

– A Tarazona nella Spagna settentrionale, san Prudenzio, vescovo.

– A Sulmona in Abruzzo, deposizione di san Panfilo, vescovo di Corfinio.

– Presso Poggibonsi in Toscana, beato Lucchese, che, dapprima avido di lucro e poi convertito vestì l’abito del Terz’Ordine dei Penitenti di San Francesco, vendette i suoi beni e li distribuì ai poveri, servendo in povertà e umiltà Dio e il prossimo secondo lo spirito del Vangelo.

– Nel villaggio di Saint-Laurent-sur-Sèvre in Francia, beata Maria Luisa di Gesù Trichet, vergine, che vestì come prima associata l’abito della Congregazione delle Figlie della Sapienza, che governò con saggezza.

– Nella città di Ninh-Bình nel Tonchino, ora Vietnam, santi martiri Paolo Pha.m Khàc Khoan, sacerdote, Giovanni Battista Dinh Van Thàn e Pietro Nguyên Van Hiêu, catechisti, che, gettati per tre anni in prigione e torturati perché rinnegassero la fede cristiana, trovarono infine il martirio con la decapitazione sotto l’imperatore Minh Ma.ng.

– Nel campo di prigionia di Mauthausen in Austria, beato Giuseppe Cebula, sacerdote della Congregazione dei Missionari Oblati della Vergine Immacolata e martire, che, di origine polacca, portato dalla sua patria in carcere in odio alla fede, patì crudeli supplizi fino alla morte.

– A Magenta in Lombardia, santa Giovanna Beretta Molla, madre di famiglia, che, portando un figlio in grembo, morì anteponendo amorevolmente la libertà e la salute del nascituro alla propria stessa vita.

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