San Martino di Braga, vescovo

“Si istruì a tal punto nelle lettere, che veniva considerato secondo a nessuno nel proprio tempo”. Così parla di Martino il suo contemporaneo Gregorio di Tours, nella Storia dei Franchi. Il luogo dei suoi studi è la Palestina, dove giunge pellegrino dall’attuale Ungheria; ma quello che doveva essere un pellegrinaggio finisce per trasformarsi in un soggiorno di anni, durante i quali Martino acquista una profonda conoscenza dei filosofi greci e romani, che egli studia direttamente nelle loro lingue.

Nello stesso tempo, Martino si accosta ai Padri del deserto: la loro spiritualità influenza moltissimo questo studioso, al punto da farne anche un asceta e poi un apostolo, un evangelizzatore appassionato. Studiare, per Martino, significa vivere direttamente, fisicamente, i giorni, gli usi, i sentimenti di chi lo circonda.

Lasciato l’Oriente, eccolo verso l’anno 550 da tutt’altra parte del mondo allora conosciuto: in Galizia, nel nord-est della Penisola iberica, dove si è insediata da circa un secolo la popolazione germanica degli Svevi, i quali hanno creato un proprio regno. Gli Svevi sono stati avviati al cristianesimo da predicatori ariani. E Martino diviene con il tempo l’eminente protagonista del loro passaggio al cattolicesimo. Per lui questa diventa la missione di tutta la vita. La sua “rampa di lancio” per la rievangelizzazione degli Svevi è il monastero che ha fondato a Dumio. Di qui, infatti, partono con lui gli evangelizzatori che ha istruito e formato personalmente, e che ora lavorano sul suo esempio.

Questo “pannonio” (ungherese), passato attraverso la cultura greco-latina e il monachesimo d’Oriente, riesce nell’impresa di farsi “svevo con gli svevi”, facendo accogliere la dottrina cattolica nella sua integrità e autenticità, conciliandola sapientemente con il carattere e con la sensibilità di questo popolo. Martino si fa accettare e ascoltare come uno di loro: addirittura diventa uno dei personaggi più eminenti del regno svevo. Consacrato vescovo di Dumio e poi arcivescovo di Braga, è anche il grande organizzatore della struttura ecclesiastica nel territorio. Attraverso il concilio locale che egli presiede, con gli scritti e con l’insegnamento, migliora la formazione culturale e pastorale del suo clero; e ne regola la disciplina, specialmente con i cosiddetti Capitula Martini, che sono regole da lui formulate avendo come guida la spiritualità orientale, di cui si è personalmente arricchito durante il soggiorno in Terrasanta.

Già in vita gli si attribuiscono miracoli, e dopo la morte nasce spontaneo il culto nei suoi confronti. Le sue spoglie mortali, dopo varie peregrinazioni a causa di guerre e invasioni, si trovano ora nella cattedrale di Braga.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– Commemorazione di sant’Archippo, compagno del beato Apostolo Paolo, che lo ricorda nelle Lettere a Filemone e ai Colossesi.

– Ad Antiochia di Siria, oggi in Turchia, santi Paolo, Cirillo e altri, martiri.

– A Metz nella Gallia belgica, nell’odierna Francia, sant’Urbizio, vescovo.

– Nell’isola di Farne in Northumbria, nell’odierna Inghilterra, transito di san Cutberto, vescovo di Lindisfarne, che nel suo ministero pastorale brillò per la stessa diligenza dimostrata in precedenza in monastero e nell’eremo, e armonizzò pacificamente l’austerità e lo stile di vita dei Celti con i costumi romani.

– Nel monastero di Fontenelle nella Neustria, in Francia, deposizione di san Vulframno, che, prima monaco e poi vescovo di Sens, si dedicò a donare al popolo frisio l’annuncio del Vangelo; tornato infine nel monastero di Fontenelle, vi riposò in pace.

– Commemorazione di san Niceta, vescovo di Pojani in Macedonia, che fu mandato in esilio dall’imperatore Leone l’Armeno a motivo del culto delle sacre immagini.

– Nel monastero di Mar Saba in Palestina, martirio dei santi venti monaci, che durante un’incursione dei Saraceni morirono soffocati dal fumo nella chiesa della Madre di Dio.

– A Siena, beato Ambrogio Sansedoni, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che fu discepolo di sant’Alberto Magno e, benché uomo versato nella dottrina e nella predicazione, si mostrò nello stesso tempo semplice verso tutti.

– A Praga in Boemia, san Giovanni Nepomuceno, sacerdote e martire, che nel difendere la Chiesa patì molte ingiurie da parte del re Venceslao IV e, sottoposto a torture e supplizi, fu infine gettato ancora vivo nel fiume Moldava.

– A Mantova, beato Battista Spagnoli, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani, che promosse la pace tra i principi e riformò l’Ordine di cui, suo malgrado, fu messo a capo per volontà del papa Leone X.

– A Firenze, beato Ippolito Galantini, che fondò il Sodalizio della Dottrina Cristiana e si adoperò assiduamente per l’istruzione catechistica dei fanciulli e dei semplici.

– A Ernée nel territorio di Mayenne in Francia, beata Giovanna Véron, vergine e martire, che si dedicò alla cura dei fanciulli e dei malati e fu trafitta con la spada durante la Rivoluzione francese per aver nascosto dei sacerdoti ai persecutori.

– A Tarragona in Spagna, beato Francesco di Gesù Maria Giuseppe Palau y Quer, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, che durante il suo ministero sostenne atroci vessazioni e, accusato ingiustamente, fu relegato nell’isola di Ibiza, dove morì abbandonato a se stesso.

– A Bilbao nella Guascogna in Spagna, santa Maria Giuseppa del Cuore di Gesù Sancho de Guerra, vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Serve di Gesù, che formò soprattutto alla cura dei malati e dei poveri.

– A Leopoli in Ucraina, beato Giuseppe Bilezewski, vescovo, che con grande ardore di carità si adoperò per l’edificazione dei costumi e la formazione dottrinale del clero e del popolo di rito latino e, in tempo di guerra, sovvenne con ogni mezzo e premura alle necessità dei poveri e dei bisognosi.

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