San Vincenzo di Saragozza, diacono e martire

Venerato come santo, secondo la tradizione nacque a Huesca, alle pendici dei Pirenei, in Spagna. Viene indicato come san Vincenzo di Tarragona perché Saragozza si trova nella regione di Tarragona.

Figlio del console Eutichio e della matrona Enola, di nobile famiglia Vincenzo crebbe con un’ottima educazione. Il padre Valerio lo affidò al vescovo perché si occupasse della sua formazione spirituale e da lui venne nominato arcidiacono.

Nel mentre Diocleziano scatenava la persecuzione contro i cristiani e gli editti distruggevano edifici e libri cristiani. Coloro che ricoprivano cariche pubbliche se dichiaratisi cristiani venivano esautorati dai loro incarichi.

Vincenzo ed il vescovo di Saragozza non abbandonarono i loro incarichi ed il prefetto della provincia spagnola ordinò il loro arresto. Portati a Valencia vennero torturati ed infine uccisi.

A Valencia in loro ricordo venne innalzata una basilica e sotto l’altare principale poste le sue reliquie. Con l’invasione araba le reliquie del Martire vennero portate al sicuro in Portogallo, in una chiesetta fatta appositamente costruire in località del promontorio oggi detto Capo San Vincenzo.

Una leggenda popolare narra che durante il viaggio alcuni uccelli si posarono sulla prua e sulla poppa di tale nave forse a voler proteggere il Santo martire. Arrivato in città, il corpo venne deposto nella chiesa di San Giusto e Santa Rufina ed in seguito trasportato fino alla cattedrale.

San Vincenzo è protettore degli orfani, delle vedove e dei poveri. Vincenzo è il vincente, colui che vince il male, qualunque esso sia. San Vincenzo è anche patrono di Lisbona. Difatti lo stemma della capitale portoghese raffigura la nave che trasportò i resti mortali di san Vincenzo. Il trasporto avvenne dall’Algarve a Lisbona nel 1173.

Nel mondo cattolico San Vincenzo è fra i martiri più conosciuti e venerati nel mondo cattolico e il suo culto, sin dai tempi più remoti, si è tramandato in molti paesi e non solo della Spagna sua patria.  Agostino a questo proposito scriveva: “Qual è oggi la contrada, qual è la provincia dove si estendono l’impero romano e il nome di Cristo che non celebri con gioia l’anniversario del martirio di San Vincenzo”?

San Vincenzo è il patrono dell’Ordine dei Diaconi della diocesi di Bergamo.

Il prefetto Daciano tentò in tutti i modi di piegare la volontà di Valerio e Vincenzo. Visto che i loro corpi non si fiaccavano ordinò alle guardie di adoperare le armi della persuasione.

Una leggenda miracolistica racconta che dopo la morte il prefetto Daciano ordinò che il corpo del martire Vincenzo venisse gettato in un campo deserto e dato in pasto alle fiere. Dio però sarebbe intervenuto mandando un corvo per vigilare e difendere le spoglie del Santo. In un secondo tempo, il prefetto ordinò che il cadavere venisse chiuso in un sacco e gettato in mare, legato ad un grosso sasso in modo da affondarlo velocemente sul fondo.

Nonostante questo, il sasso galleggiò e la brezza trasportò le sacre spoglie verso una spiaggia dove sarebbero state raccolte in seguito a una doppia apparizione, ad un cristiano e a una vedova. Lo stesso Santo avrebbe segnalato il luogo dove riposava il suo corpo e dove sarebbero arrivati i fedeli per dargli ossequiata sepoltura.

 

Oggigiorno le reliquie del Martire sono custodite in molti luoghi. Alcuni vengono attribuiti al diacono di Saragozza, come il corpo custodito ad Acate in Provincia di Ragusa. Reliquie verificate sarebbero oggi nella Basilica di San Paolo alle Tre Fontane.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– Commemorazione di san Valerio, vescovo di Saragozza in Spagna, che partecipò al primo Concilio di Elvira e, condotto a Valencia insieme a san Vincenzo, fu mandato in esilio.

– A Novara, san Gaudenzio, che si ritiene primo vescovo di quella sede.

– A Sergiopoli in Persia, passione di sant’Anastasio, monaco e martire, che dopo molti tormenti da lui patiti a Cesarea di Palestina, fu da parte di Cosroe re dei Persiani afflitto con molti supplizi e, dopo settanta suoi compagni, presso un fiume fu soffocato e decapitato.

– Nel monastero di Romans presso il fiume Isère sulle Alpi, deposizione di san Bernardo, vescovo di Vienne: passato dall’esercito dell’imperatore Carlo Magno alla milizia di Cristo, distribuì ai poveri i beni ricevuti dal padre e costruì, ad Ambronay e a Romans, due cenobi, in cui trascorse la sua vita.

– A Sora nel Lazio, san Domenico, abate, che fondò monasteri in varie regioni d’Italia e ne ricondusse altri alla disciplina regolare con il suo spirito riformatore.

– A Pisa, beata Maria Mancini, che, rimasta per due volte vedova e perduti tutti i figli, dietro esortazione di santa Caterina da Siena, iniziò la vita comunitaria nel monastero di San Domenico, che guidò per dieci anni.

– A Como, beato Antonio della Chiesa, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che in alcuni conventi dell’Ordine riformò l’osservazione della regola, ponendosi con clemenza dinanzi all’umana fragilità e correggendola con fermezza.

– A Londra in Inghilterra, beato Gugliemo Patenson, sacerdote e martire: condannato a morte sotto la regina Elisabetta I per il suo sacerdozio, anche in carcere riconciliò con la Chiesa sei persone con lui detenute e infine a Tyburn sventrato coronò il suo martirio.

– Nel Tonchino, ora Vietnam, santi Francesco Gil de Federich e Matteo Alonso de Leziniana, sacerdoti dell’Ordine dei Predicatori e martiri: sotto il regno di Trin Doanh, dopo una incessante predicazione del Vangelo, continuata anche in carcere, trafitti con la spada morirono gloriosamente per Cristo.

– A Roma, san Vincenzo Pallotti, sacerdote: fondatore della Società dell’Apostolato Cattolico, con gli scritti e con le opere sollecitò la vocazione di tutti i battezzati in Cristo a lavorare con generosità per la Chiesa.

– A Bordeaux in Francia, beato Guglielmo Giuseppe Chaminade, sacerdote, che, con il suo zelo pastorale a lungo esercitato di nascosto e con coraggio cercò di aggregare i fedeli laici per promuovere il culto della Beata Vergine Maria e le missioni all’estero, fondando a tal fine l’Istituto delle Figlie di Maria Immacolata e la Società di Maria.

– Nel villaggio di Junín de los Andes in Argentina, beata Laura Vicuña, vergine, che, nata a Santiago del Cile, alunna nell’Istituto di Maria Ausiliatrice, all’età di tredici anni offrì la sua vita a Dio per la conversione della madre.

– A Castelletto del Garda in Veneto, beato Giuseppe Nascimbeni, sacerdote, fondatore dell’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia.

– A Vienna in Austria, beato Ladislao Batthyány-Strattmann: padre di famiglia, testimoniando il Vangelo tanto in famiglia quanto nella società civile con la santità della vita e delle opere, visse davvero cristianamente il suo titolo e la sua dignità di medico e con grande carità si adoperò nell’assistenza dei malati, per i quali fondò degli ospedali, in cui, messa da parte ogni vanità, accoglieva soltanto poveri e indigenti.

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