Santa Agnese d’Assisi, clarissa

Sant’Agnese nacque ad Assisi intorno all’anno 1197. La bambina venne battezzata con il nome di Caterina. Fu la sorella Chiara a darle il nuovo nome, Agnese, al momento del suo ingresso in monastero.

Fu la terza figlia del conte Favarone e della nobildonna Ortolana Fiumi. La coppia ebbe quattro figlie femmine, di cui tre si consacrarono alla vita religiosa: Santa Chiara, Sant’Agnese e Beatrice si fecero monache, mentre Penenda fu l’unica che si sposò. La fede cristiana all’interno della famiglia di Chiara, Agnese e Beatrice era estremamente importante, come dimostra il profondo senso religioso. La madre, Ortolana, venne beatificata dalla Chiesa. Un cugino di Sant’Agnese, Rufino, era uno dei più stretti collaboratori di San Francesco. L’infanzia di Sant’Agnese fu serena, venendo trascorsa tra il palazzo paterno ad Assisi e la dimora di caccia sul monte Subasio.

Il 18 marzo del 1212, quando Sant’Agnese aveva circa quindici anni, la sorella maggiore Chiara lasciò improvvisamente la casa paterna per seguire San Francesco e dedicare la sua vita a Cristo e ai poveri. Secondo la tradizione, la decisione presa dalla sorella maggiore sconvolse completamente la giovane Caterina-Agnese, che sperimentò un profondo dolore mescolato con un travaglio interiore che la portò ad interrogarsi sulla sua vita e sul suo senso religioso.

Pochi giorni dopo la decisione di Chiara di lasciare la casa paterna, Sant’Agnese decise di seguire l’esempio della sorella, abbandonando la dimora familiare e andando a cercare rifugio nel convento di Sant’Angelo a Panso.

Nello stesso convento benedettino si era rifugiata anche la sorella Chiara: le monache non rifiutarono di dar aiuto alla giovanissima Caterina-Agnese e le aprirono le porte del monastero, garantendole appoggio e protezione. Il conte Favarone, profondamente adirato per la repentina fuga delle sue due figlie, decise di tentare di riportarle a casa. Per questo incaricò il fratello Monaldo di recarsi al monastero benedettino di Sant’Angelo per persuadere Santa Chiara e Sant’Agnese a tornare alla dimora paterna. Inviò, assieme al fratello, altri parenti armati per cercare di convincere la giovane ribelle a far ritorno a casa con la forza, nel caso Monaldo non fosse riuscito a farlo con la persuasione. Come previsto dal conte Favarone, la giovane Agnese non volle abbandonare il monastero di sua spontanea volontà.

Il suo atteggiamento, sereno ma fermo ed irremovibile, irritò a tal punto lo zio Monaldo che questi estrasse la sua spada per colpire la nipote. Per un miracolo, il braccio dell’esperto guerriero si paralizzò e cadde inerte, impedendo a Monaldo di colpire la giovane. Gli altri parenti, furiosi, trascinarono Agnese fuori dall’edificio religioso, colpendola con calci e pugni e insultandola ferocemente. Per un altro prodigio, il corpo di Sant’Agnese divenne pesante come una roccia: i parenti, impossibilitati a spostarla per trascinarla nella casa paterna, la lasciarono malconcia nei pressi del monastero. Il conte Favarone, vista l’impossibilità di convincere la giovane Agnese a tornare a casa e constatando che con la forza non era possibile trascinarla a casa, si rassegnò e accettò che la figlia rimanesse con Chiara.

San Francesco stesso, quando seppe la vicenda della giovane e coraggiosa Agnese, le porse l’abito monacale, invitandola a prendere i voti. Pochi giorni dopo, Santa Chiara e Sant’Agnese si stabilirono a San Damiano, in una casupola addossata ad una chiesetta che il medesimo San Francesco aiutò ad edificare. Nel giro di pochi giorni, molte donne di tutte le classi sociali si recarono a San Damiano, scegliendo di condividere la vita di penitenza delle due sorelle. Nacque così l’ordine delle Clarisse.

Pochi anni dopo, nel 1219, Sant’Agnese venne incaricata da San Francesco di fondare un nuovo monastero, nei pressi di Firenze. Il nuovo monastero, fondato a Monticelli, divenne importantissimo nel giro di pochi anni. Negli anni successivi, Sant’Agnese iniziò a girare per l’Italia centro-settentrionale, favorendo la nascita di altri monasteri in tutta l’area.

Tra i tanti conventi fondati da Sant’Agnese, sono da ricordare quelli di Venezia, Padova, Mantova. Nel 1253, Sant’Agnese venne chiamata dalla sorella Chiara al suo capezzale, nel monastero umbro di San Damiano. Santa Chiara si spense l’11 agosto dell’anno 1253. Sant’Agnese, quattro anni più giovane, morì pochi mesi dopo, il 16 novembre di quel medesimo anno. Le sue spoglie mortali sono conservate ad Assisi, nella Basilica di Santa Chiara, a fianco di quelle della sorella maggiore.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– Commemorazione di sant’Abdia, profeta, che, dopo l’esilio del popolo d’Israele, preannunciò l’ira del Signore contro le genti nemiche.

– A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, san Massimo, corepiscopo e martire.

– Nel villaggio di Braine-sur-la-Vesle vicino a Vienne in Francia, santi Severino, Esuperio e Feliciano, martiri.

– Ad Antiochia in Siria, san Barlaam, martire, che, contadino e analfabeta, ma forte della sapienza di Cristo, costretto a tenere in mano carboni ardenti e incenso da offrire agli dei, resistette con fede invitta e, per la ferocia del tiranno, ottenne la palma del martirio.

– A Marmara Ereglisi in Tracia, nell’odierna Turchia, sante quaranta donne, vergini e vedove, martiri.

– Nella regione del Vélay in Francia, sant’Eudone, abate.

– Sul massiccio del Mercurio in Calabria, san Simone, eremita.

– Nel monastero di Helfta nella Sassonia in Germania, santa Mectilde, vergine, che fu donna di squisita dottrina e umiltà, illuminata dal dono divino della contemplazione mistica.

– A Mantova, beato Giacomo Benfatti, vescovo, dell’Ordine dei Predicatori, che, dopo aver riportato la pace in città, soccorse il popolo colpito dalla peste e dalla fame.

– Nel villaggio di Garraf nel territorio di Valencia in Spagna, beati martiri Eliseo García, religioso della Società Salesiana, e Alessandro Planas Saurí, che, durante la persecuzione contro la fede, furono ritenuti degni di essere associati al sacrificio salvifico di Cristo.

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