Beati 9 Seminaristi Martiri di Oviedo

Negli anni ’30 del secolo scorso, la Spagna fu scossa da violenze scoppiate tra i partiti conservatori cattolici, vincitori delle elezioni, e le sinistre, forti del sostegno dei movimenti operai. La rivoluzione dell’ottobre 1934 fu particolarmente violenta nelle Asturie, in particolar modo a Oviedo, occupata dai minatori che saccheggiarono la città e uccisero numerosi ecclesiastici.

Il 7 ottobre vennero fucilati sei seminaristi, studenti del Seminario Maggiore, che aveva sede nell’antico convento di San Domenico. Appena scoppiata la rivolta si diedero alla fuga: otto si nascosero in una cantina, ma dopo un giorno uno di loro, Gonzalo Zurro Fanjul, uscì per controllare se la situazione era tornata normale. Fu subito scoperto: di lì a poco, anche gli altri dovettero uscire dal nascondiglio, tutti tranne uno.

I sette giovani furono messi contro un portone e fucilati. L’unico che scampò fu José González García: venne ferito gravemente, ma non gli venne dato il colpo di grazia perché non portava la tonsura. Rappresentavano quasi tutte le classi del Seminario Maggiore: c’erano un suddiacono, un Lettore (studente del quarto anno di Teologia), un alunno di III Teologia, uno di II, uno di I e uno del terzo anno di Filosofia.

Altri tre allievi dello stesso Seminario trovarono la morte, invece, nel corso della guerra civile spagnola. Luis Prado García, appena tornato in famiglia per le vacanze estive, dovette rifugiarsi in casa di amici, ma venne scoperto. Prelevato dai miliziani, venne fucilato il 4 settembre 1936 a Gijón.

Il 27 maggio 1937, fu il turno di Sixto Alonso Hevia, di III Filosofia. Prima era stato arrestato insieme a suo padre (anche lui era tornato a casa in vacanza), poi fu obbligato a unirsi all’esercito rivoluzionario. Durante una pausa nel porto di Ventanielles, venne aggredito e pugnalato a morte.

Infine, il 22 settembre 1937, fu assassinato Manuel Olay Colunga, con uno sparo a distanza; i suoi resti non sono mai stati ritrovati. I loro nomi vennero quindi aggiunti al gruppo dei sei seminaristi uccisi nel 1934, dato che anche per loro la fama di martirio non era venuta meno nel corso degli anni.

Sono stati beatificati il 9 marzo 2019, sotto il pontificato di papa Francesco, nella cattedrale del Santo Salvatore a Oviedo. I resti mortali di quasi tutti e nove sono venerati dal 2013 nella Cappella Maggiore del Seminario di Oviedo. La loro memoria liturgica cade il 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A La Calle in Numidia, nell’odierna Tunisia, san Felice, martire, del quale sembra parlare sant’Agostino quando dice al popolo: «Veramente felice fu nel nome e nella corona portati: professò, infatti, la fede in Cristo e fu destinato alla tortura, ma all’indomani il suo corpo fu trovato in carcere esanime».

– Commemorazione di san Paolo, vescovo di Costantinopoli: ripetutamente scacciato dagli ariani per la sua fede nicena e più volte restituito alla sua dignità, fu infine relegato dall’imperatore Costanzo a Göksun, piccola cittadina della Cappadocia, dove sarebbe stato crudelmente strangolato in un agguato tesogli dagli stessi ariani.

– A Rennes nella Bretagna in Francia, san Melanio, vescovo, che passò al Signore nel luogo chiamato Plaz lungo il fiume Vilaine, dove aveva costruito con le sue stesse mani una chiesa e radunato dei monaci per servire Dio.

– Nel monastero di Llanilltud Fawr in Galles, sant’Iltuto, abate, fondatore di questo cenobio, nel quale la fama della sua santità e della sua insigne dottrina raccolse molti discepoli.

– Nella cittadina vicino a Limoges in Francia in seguito insignita del suo nome, san Leonardo, eremita.

– A Gerusalemme, santi Calliníco, Imerio, Teodoro, Stefano, Pietro, Paolo, un altro Teodoro, Giovanni, un altro Giovanni e un altro ancora di cui resta sconosciuto il nome, martiri, che, soldati, durante l’occupazione di Gaza da parte dei Saraceni, furono arrestati dai nemici, ma incitati dal vescovo san Sofronio, confessarono la propria fede in Cristo e subirono per questo il martirio per decapitazione.

– A Barcellona in Spagna, san Severo, vescovo, che, co- me si tramanda, ricevette la corona del martirio.

–  In Burgundia nel territorio dell’odierna Svizzera, san Protasio, venerato come vescovo di Losanna.

– Nel territorio di Thérouanne in Austrasia, nell’odierna Francia, san Vinnoco, abate, che, di origine bretone, fu accolto da san Bertino tra i monaci di Sithieu e fondò poi, con il lavoro delle sue stesse mani il cenobio di Wormhoudt, che resse santamente.

– Ad Apt nella Provenza, sempre in Francia, santo Stefano, vescovo, insigne per la sua mansuetudine, che fu per due volte pellegrino a Gerusalemme e si dedicò alla ricostruzione della cattedrale.

– A Dorat nel territorio di Limoges ancora in Francia, san Teobaldo, sacerdote, che, canonico regolare preposto all’ufficio di custode, non uscì mai dalle mura della chiesa, se non per assistere gli infermi e provvedere alle loro necessità.

– Vicino a Colonia in Lotaringia, nell’odierna Germania, beata Cristina di Stommeln, vergine, che, in piena comunione con la passione di Cristo, vinse mirabilmente ogni tentazione del mondo.

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