Beato Bonaventura da Potenza

Padre Bonaventura da Potenza nacque il 4 gennaio 1651; gli fu dato, al fonte battesimale, il nome di Antonio Carlo Gerardo. A 15 anni entrò fra i Minori Conventuali di Nocera Inferiore e cambiò il nome in fra Bonaventura da Potenza, quale simbolo di cambiamento totale di vita; superate le iniziali prove, fu inviato ad Aversa e Maddaloni per approfondire gli studi in vista del sacerdozio, ma qui l’ambiente era dissimile da quello iniziale potentino che l’aveva affascinato per la sua povertà, cosicché gli si creò un disagio interiore.

Per questo i suoi superiori lo spostarono ad Amalfi dove incontrò padre Domenico Girardelli, il quale divenne sua guida e da quello spirito ribelle e scalpitante qual’era divenne il cosciente ubbidiente e l’esecutore entusiasta di ogni parola di Dio attraverso i suoi vicari. Nel convento amalfitano cominciarono a verificarsi episodi quasi miracolosi che testimoniavano la completa fiducia in chi gli comandava anche le cose più assurde.

Tale semplicità d’animo gli meritò – nel 1675 – la gioia di diventare sacerdote. Rimase ad Amalfi otto anni, vivendo in una simbiosi stupenda e spirituale con l’ormai vecchio frate Domenico; destinato a Napoli, si lasciarono in lacrime con il presentimento di non rivedersi più. Andò in vari conventi passando come un esempio vivente della povertà francescana, edificando i confratelli con la sua vita dedita tutta all’ubbidienza.

Era solito dire: “Signore, sono un servo inutile nelle tue mani”. Per la santità che emanava, fu incaricato di formare i nuovi frati nel Noviziato di Nocera Inferiore, dove fu maestro di un rigore di vita aspro e di una stima profonda della povertà. A Napoli, Ravello, Ischia, Sorrento… fu tutto un susseguirsi di episodi di premonizioni che padre Bonaventura faceva a tanti conoscenti anche vescovi, nobili, confratelli; fatti che poi puntualmente si avveravano.

Nel convento di s. Antonio a Porta Medina a Napoli la sua ascetica si evidenziava anche con elevazioni da terra durante le intense preghiere; la sua predicazione era così profonda e teologica da lasciare interdetti i suoi dotti confratelli. La peste a Napoli scoppiata nel XVII secolo, lo vide in primo piano nell’assistenza degli appestati.

All’inizio del 1710, ormai vecchio e malato, con i postumi di una cruenta operazione chirurgica per una cancrena ad una gamba, fu inviato al convento di Ravello e se lui non poteva scendere fra gli abitanti, erano questi che a frotte salivano al convento per ricevere conforto, attratti dagli innumerevoli prodigi che operava.

A Ravello morì il 26 ottobre del 1711. È stato beatificato da papa Pio VI il 26 novembre 1775.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santi Luciano e Marciano, martiri, che si tramanda siano stati messi al rogo sotto l’imperatore Decio, per ordine del proconsole Sabino.

– A Cartagine, nell’odierna Tunisia, commemorazione di san Rogaziano, sacerdote, al quale san Cipriano affidò l’amministrazione della Chiesa di Cartagine durante la persecuzione dell’imperatore Decio e che insieme a san Felicissimo patì tribolazioni e carcere per il nome di Cristo.

– A Strasburgo in Alsazia, nell’odierna Francia, sant’Amando, che si ritiene sia stato il primo vescovo di questa città.

– A Narbonne sulla costa della Francia meridionale, san Rustico, vescovo, che, mentre meditava di deporre il suo incarico e di ritirarsi a vita solitaria, fu richiamato dal papa san Leone Magno alla santa perseveranza e, così riconfortato, rimase nel ministero a lui affidato e negli impegni assunti.

– Ad Angoulême in Aquitania, sempre in Francia, commemorazione di sant’Aptonio, vescovo.

– A Lastingham nella Northumbria in Inghilterra, san Cedda, che, fratello di san Ceadda, fu ordinato da san Finnano vescovo dei Sassoni orientali e si adoperò per gettare tra costoro le fondamenta della Chiesa.

– A Hexham sempre in Northumbria, sant’Eata, vesco- vo, che, uomo di grande mansuetudine e semplicità, resse molti monasteri e Chiese e, tornato ad Hexham, pur essendo al contempo abate e vescovo, non declinò mai da uno stile di vita ascetico.

– A Metz in Austrasia, ora in Francia, san Sigebaldo, vescovo, fondatore di molti monasteri.

– Nel monastero di Heresfeld in Germania, deposizione di san Vitta o Albino, primo vescovo di Buraburg, che, inglese di origine, fu chiamato insieme ad altri da san Bonifacio e mandato in Assia per spargere in questa terra il seme della parola di Dio.

– In Scozia, san Beano, vescovo di Mortlach.

– A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità.

– A Reggio Emilia, beato Damiano Furcheri, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, insigne araldo del Vangelo.

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